Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

venerdì 31 dicembre 2010

Incontro tra l’Autrice e il venditore di almanacchi

Ripenso spesso all’approssimarsi di un qualsiasi 31 dicembre alla malasorte di quel povero venditore di almanacchi delle Operette Morali, che si era messo in strada a vendere calendari per l’anno nuovo con tutta la sua buona volontà, promettendo agli acquirenti i migliori auspici, e che di tutta la gente che poteva incontrare in giro si imbatte proprio in quel tristone di Leopardi.
Tu vorresti che il prossimo anno, che ti prefiguri prospero e felice, assomigliasse a quello appena trascorso? No, vero?
A quale anno della tua vita vorresti che assomigliasse? A nessuno?! Ma come?!
E se tu dovessi ricominciare da capo la tua vita, e riviverla esattamente come l’hai vissuta, con tutte le sofferenze e il buono che hai ricevuto in sorte, accetteresti? Certamente no.
Eeee caro il mio venditore di almanacchi, la verità è che quella vita di cui si dice che sia una cosa bella non è quella passata, che si conosce, ma quella futura, ignota, così come ci immaginiamo l’anno che verrà sempre migliore dei precedenti che evidentemente ci hanno trattato male.

Questa però, caro il mio venditore, è l’idea di Leopardi, non la mia. E caro il mio Leopardi, quella che tu pensi sia una considerazione universale non vale per me.
Il 2010 non mi ha trattato male.
I miei gatti che mi si accoccolanno addosso, anche Romeo, che davo nuovamente per spacciato, si è ripreso e continua a saltare sull’armadio e a dormire sul termosifone.
Mia sorella che mi dice che sono la sua persona migliore. Adesso ha una cartella, va a scuola, e inizia a sospettare che Babbo Natale non esista.
Ho compiuto 30 anni ed è venuta una bufera di neve in marzo, i miei amici non ci hanno raggiunti alla mia festa del fritto, delusione e anche un po’ di incazzo. Io e Ciccio però ci siamo trangugiati gli anelli di cipolla e le paste fritte e seccati una boccia di vino. Augh.
In montagna io, Ciccio e i gatti. Loro che smaniano per il fienile, noi che prendiamo il sole sul terrazzino.
I pranzi in centro con un’amica di quelle che, da sole, valgono cento anni uguali a questo, ci metto la firma. 
I pranzi in centro insieme a mia madre, e le passeggiate con lei, ti accompagno al lavoro, dai riaccompagnami indietro, che pure per quelli ci metterei la firma.
Una cava bloccata, le mail con mio padre, scoprire che guardo i suoi stessi programmi, che sono testona come lui. Lui che mi dice che sono un’autarchica e mi fa ridere perché ha ragione.
Un’amica ritrovata, un viaggio insieme, una serata a metà tra il femminismo e la magia, le cose che cambiano, quelle che dovrebbero cambiare e che forse cambieranno, quelle che non cambieranno mai.
Il tempo per sé, più tempo, che scopro di poter assaporare da quando in casa la televisione tace. Cazzo alla fine lui ce l’ha fatta a convincermi, e i bambini che arriveranno cresceranno così, e anche se non arriveranno e anche se non cresceranno così è talmente dolce pensarci.
Frizzi e lazzi per il giorno speciale di una sorella d’elezione, un biliardino, una sorpresa ordita ed attesa, la gioia di una sorella che sento anche mia. La mia famiglia acquisita, che fortuna averli incontrati. E il natale con loro e la mia famiglia insieme, e sentire l’armonia e sapere che loro ci saranno e noi ci saremo per loro.  
Una telefonata, sentita per caso grazie a un calcio di Ciccio, una supplenza a scuola, le lezioni da preparare, i ragazzi, l’euforia di riuscire a farmi prendere sul serio, e a farli ridere allo stesso tempo.
Marco Travaglio, una sorpresa per Ciccio, con lui che se ne accorge solo quando siamo davanti al palazzetto e fa il figo perché lui l’aveva capito.
Il quad; a momenti ci cappottiamo su quella salita un po’ avventurosa.
L’esposizione del dottorato, cavoli, mi piace parlare in pubblico e mi viene una specie di smania e il tempo mi vola. E mi piace questo blog, ed anche questo è merito suo.

Tu vorresti che il prossimo anno, che ti prefiguri prospero e felice, assomigliasse a quello appena trascorso?
Ci sto, caro il mio venditore di almanacchi. Ed auguro a tutti un 2011 come il mio 2010. 

mercoledì 29 dicembre 2010

Diavolerie moderne: il cuociriso

Il natale appena trascorso mi ha permesso di accogliere il 2011 alle porte con un nuovo marchingegno da cucina, gradito regalo da parte di mia cognata: il cuociriso (il mio è quello del link, marca Severin, come anche la mia macchina del pane). Ovviamente non ho atteso il 2011 alle porte per inaugurarlo, ed ecco cosa me ne pare.
FAN-TA-STI-CO!!!
Basta mettere nel magico pentolone il numero di "cups" desiderato (misurino all'interno) e la corrispondente misura di acqua, sale quanto basta, chiudere il coperchio e accendere la macchina, che ovviamente funziona a elettricità. Una sola "cup" corrisponde ad una dose bella abbondante per una persona. Con questo aggeggio quindi si può preparare riso per almeno 10-12 persone disinteressandosene completamente nel frattempo!
Per cuocere 3 dosi ci ho messo circa 20 minuti: il risultato è un bel riso cinesissimo, coi chicchi un po' ammassati tra loro, proprio alla orientale! Considerando che non avevo a disposizione il riso tipo Basmati, ma un tristissimo riso paraboiled da insalate in 5 minuti, direi un risultato assai incoraggiante!
L'onigiri, l'arancino giapponese
Io adoro questo tipo di riso e mi piace anche già così, in purezza. In alternativa lo potete cantonesizzare come ho fatto io ieri sera, facendolo saltellare allegramente nel wok (o, in mancanza, in una volgare padella;) con l'aggiunta di salsa di soia, un tocco di alcol tipo vino bianco, zucchero di canna, piselli e pancetta abbrustolita. Questa macchina è perfetta per preparare una bella quantità di riso e conservarla in frigorifero per successivi utilizzi, rivitalizzandolo appunto con una passata in padella. Se siete maniaci della cucina giapponese potreste prepararvi le polpettine di riso da mangiare in pausa pranzo, quelle che divorano nei cartoni animati giapponesi! O ancora, è il riso perfetto per il sushi! La foto che appiccico al post si riferisce al mio primo esperimento in tal senso, fatto però con riso più volte sciacquato e bollito in modo tradizionale. Il risultato è stato comunque positivo, ma con il cuociriso diventerà tutto indubbiamente più facile.

Già che ci sono, ecco cosa vi occorre per i rotolini qui a fianco (credo siano chiamati maki sushi):
riso bollito
alga nori (si trova nei supermercati più grandi e nei negozi specializzati)
aceto di mele
wasabi (la salsa verde piccante tipica giapponese, eventualmente va benissimo anche un po' di tabasco o anche niente, se non vi piace il piccante)
semi di sesamo (facoltativi)
Tutto quello che vi viene in mente per il ripieno: pesci affumicati, bastoncelli di granchio, filetti di tonno sott'olio, cetriolini, carote, avocado...
I puristi del sushi utilizzano l'apposita "stuoietta"; secondo me un foglio di alluminio va benissimo, anzi, è meglio, perchè vi permette di fasciare stretti i vostri rotolini, in attesa del taglio finale.
Stendete l'alga sul foglio di alluminio, modellateci sopra uno straterello di riso bollito (non più di mezzo centimetro) e, se vi piace, aggiungete una puntina di wasabi qua e là e i semi di sesamo. Una tazza di aceto di mele vi sarà utile per bagnarvi le dita in modo che non appiccichino. Adagiateci gli ingredienti che avete scelto come ripieno, tutto a listarelle, sistemati a circa 1/3 del rettangolo di riso, partendo dal lato lungo. Aiutandovi con l'alluminio "rollate" il vostro maki, stringendo più che potete. Con un coltello affilato tagliate il bego per ottenere i rotolini.

Rotolando verso Sud

I protagonisti di "Basilicata coast to coast"

Già, rotolando. Mai verbo fu più appropriato per la mia attuale modalità di deambulazione dopo i bagordi delle feste. Il Sud che ho incontrato è quello di due film recenti che casualmente ho visto in queste sere: Benvenuti al Sud (quello con Claudio Bisio e Angela Finocchiaro) e Basilicata coast to coast di e con Rocco Papaleo, ma direi soprattutto con Alessandro Gassman, e le femmine mi hanno già capita;).

Voto al film con Bisio: 5. Forse chi non ha mai visto il film originale francese (in Italia si chiama "Giù al nord"), di cui questo è un remake - ossessionato pure troppo dal suo essere remake, al punto da risultare una scimmiottatura maldestra del modello, gli potrebbe dare un voto più alto, ma io l'originale l'ho visto e non riesco a dare di più a questo. Bisio è divertente, ma non si riesce a prenderlo sul serio come attore, per quanto comico, e alla fin fine la sua performance somiglia ad un medley delle sue pubblicità, stessi faccioni, stessa mimica. La Finocchiaro invece è come sempre adeguata. Gli stereotipi su cui il film è basato sono resi in modo un po' goffo, su tutti la scenetta della finta scorta armata inscenata per assecondare i pregiudizi della moglie del direttore delle poste trasferito al Sud. Il film francese, senza sacrificare la comicità (anzi, ho riso molto di più), mi sembra abbia più classe, una vera commedia da prendere assolutamente sul serio. Questa è un'accozzaglia di gag più o meno riuscite, che non si eleva a tale rango; classico "film" comico italiano degli ultimi anni, beh...pur sempre alcune tacche al di sopra dello standard Vacanze di qua e di là. 

Voto a "Basilicata coast to coast": 6 e mezzo. Film minimalista, niente di eccessivamente originale, a parte l'idea (e non è poco) di ambientarlo in una terra poco conosciuta e ancora meno nominata. Per il resto si marcia su luoghi comuni, a partire dal viaggio come Bildungsroman (sì sì, me la tiro un po' come tutti quelli che hanno fatto il classico, ma portate pazienza, era proprio la parola che mi ci voleva), da cui tutti i partecipanti capiscono -ma va?- qualcosa di se stessi. Ma se ci si pone nei confronti di questo film con un pizzico di ingenuità fanciullesca lo si può trovare tenero e leggero, un racconto facile da decifrare ma che comunque ripropone il tema mai banale a guardarci ben dentro dei rimpianti, delle occasioni perdute, dei treni acciuffati, di quello che avremmo voluto o vorremmo essere e di quello che in fin dei conti invece siamo. E poi, al di là della filosofia e del Bildungsroman, o anzi, forse proprio come somma espressione dell'una e dell'altro, per l'appunto, c'è Gassman. E c'è pure Max Gazzè, che è tutto un altro genere, va bene, ma io continuo a sostenere che abbia un suo perché.

domenica 26 dicembre 2010

Elogio anticristiano degli amici preti di Antonio Socci

Grazie al suggerimento dell'amico Luca Lombroso, mi sono imbattuta in una perla giornalistica di cui diversamente mi sarei privata, giacché non annovero tra i miei passatempi preferiti quello di frequentare le pagine di Libero: Elogio cristiano del Natale consumistico di Antonio Socci. Vi prego, se non avete abbastanza tempo, se siete a un bivio tra questo post e l'articolo di Socci, cliccate risolutamente su quest'ultimo. Capireste in un batter d'occhio il titolo del mio post, come la penso e forse vi fareste un'idea su dove stiamo andando: altissimo rendimento, insomma.

"La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri"
Premessa di carattere autobiografico-esistenziale. Amo il natale, non amo i cinici intellettualoidi che lo aborriscono, che si lagnano degli auguri, degli addobbi, dei regali, delle cene in famiglia, dei babbi natale. In barba alle mie convinzioni ambientaliste, e contro il volere dell'amato amorevele coinquilino umano, le luci di natale resteranno accese dall'8 dicembre al 6 gennaio di ogni anno fuori dal mio balcone fino a che ci sarà anche una sola goccia di petrolio. Il natale per me è il ricordo di un'infanzia serena, delle vacanze trascorse con una nonna che mi lasciava il presepe allestito fino al giorno del mio compleanno (8 marzo) perché io ci potessi giocare; in sostanza, evviva il natale
Anni ed anni di agnosticismo mi hanno peraltro resa sempre più strenua nella difesa della coerenza dei cosiddetti valori cristiani. Esempio: "non osi separare l'uomo ciò che Dio unisce". Questo anatema che allegramente viene pronunciato durante i matrimoni cristiani e spesso allegramente disatteso, anche da tanti politicanti che poi si vendono come paladini della cristianità (e come tali, ORRORE, vengono votati!), mi atterrisce ogni volta che lo sento e mi fa pensare che se io credessi in quel dio lì prenderei la cosa terribilmente sul serio, e mi sposerei forse in sede di estrema unzione, tiè.  
Non frequento le omelie dei preti da svariati natali, ma mi pare di capire dall'articolo di cui sopra che questi sciagurati preti siano per lo più coalizzati a difendere, di fronte agli affondi dell'orgia consumistica che intasa le nostre strade e fa girare qualcosa d'altro oltre all'economia, il valore di un natale frugale, non intaccato dalla corsa ai regali o dal last minute alle Maldive. Ebbene, amici preti, siete in errore! Ora vi spiego, chi ha creato le acque limpide e i fondali meravigliosi delle Maldive? Fuochino! E dunque, come potete pensare che il suddetto last minute entri in conflitto con lo spirito del bambinello che viene al mondo infreddolito in una mangiatoia? Ma no! Tutto regolare, Dio ha donato il suo unico figlio per noi, ha donato se stesso, e dunque il sillogismo è: anche noi siamo spinti naturalmente a donare in questo periodo di festa e se voi ci esortate a non farlo ci comunicate un messaggio acristiano. Donare se stessi, il proprio tempo, la propria amicizia, la propria attenzione? Mmm, beh, sì...ma tenete a mente che i "consumi natalizi" fanno per il PIL molto di più dell'amore e della dedizione, quindi puntate su quelli, già che ci siete. E se qualche fedele un po' ortodosso vi guardasse storto, ecco qua cosa gli direte: pensate ai Re Magi. Si fecero tanta di quella strada per portare al bambino infreddolito i loro ricchi doni: no no, mica era una metafora, ma cosa andate mai a pensare? Il messaggio era: sperperate, mettetevi in coda, per essere tra i fortunati ad accaparrarvi l'ultima confezione di mirra, di quella buona.

giovedì 23 dicembre 2010

Soldi soldi soldi tanti soldi beati siano i soldi

Ieri ho iniziato a mettere la parola FINE alla mia esperienza di dottorato: ho esposto infatti davanti alla commissione la mia attività di questi tre anni. Adesso non ci resta che scrivere, oltre che piangere, ovviamente, perchè non ho ancora scritto quasi nulla. Due mesi per confezionare in maniera ineccepibile un prodotto che nessuno leggerà mai per intero, trenta minuti per illustrarlo a quattro personaggi chiamati a giudicarmi e potrò finalmente dirmi dottore dottore dottore del celeberrimo buco.
Orbene, tutto questo per dire che dovrò poi cercarmi un nuovo lavoro. Considerazioni sparse sul lavoro, il senso del lavoro, il valore del lavoro, il lavoro che vorrei, quello che non vorrei.
Ah, per la verità, avevo cominciato questo post con un semplice intento informativo, ovvero: con un blog si può guadagnare una cifra variabile tra niente e qualche migliaia di euro (all'anno? al mese? non so, non l'ho capito). Dal momento che tra niente e qualche migliaia di euro c'è una significativa differenza che passa attraverso la possibilità per me di togliermi qualche sfizio in più, ho pensato di tentare la strada del guadagno attraverso il blog, giacché an vedi oh che io mi possa divertire con questo passatempo e acquistarmi pure un tostapane.
Regole del mio guadagno attraverso il blog.
1) Avverto chi mi legge che vedrà comparire in giro per le mie pagine qualche annuncio pubblicitario, in teoria vagamente attinente gli argomenti principali del blog e dunque possibilmente interessante per voi. Amici, state tranquilli, vigilerò affinchè tali annunci non siano invadenti e affinchè Belen non esca invelenita dallo schermo per costringervi ad acquistare l'ultimo modello di telefonino!
2) Dichiarerò limpidamente il mio guadagno attraverso il blog, dal momento che dovrò il mio tostapane all'interesse dimostrato da chi mi legge. In questo modo, chi avesse curiosità sul tema potrà ricevere informazioni concrete e testate sull'argomento.
Bene, addì 23 dicembre 2010, inizia la mia avventura del guadagno attraverso il blog. A meno che al ritorno a casa non mi aspetti un assegno milionario, al momento il mio guadagno è pari a: niente. Vi terrò aggiornati.
Vabbè, intanto posto questo, poi tornerò ad occuparmi del tema del lavoro.

martedì 21 dicembre 2010

Tagliolini al limone

Ecco, detta così, sembra una ricetta leggerissima, ma chi mi conosce può immaginare che questa sia solo un'illusione, giacchè in generale prediligo i piatti con una certa personalità. Lo considero tuttavia un piatto che scivola via bene, senza appesantire, dal sentore esotico, semplice e veloce da preparare, e anche piuttosto economico. Anzi, d'ora in poi cercherò di approfondire anche questo aspetto che reputo assolutamente essenziale per chi voglia esercitare il ruolo istituzionale di ministro dei beni gastronomici con portafoglio. 
Ecco cosa vi occorre per questo piatto, dosi per due commensali mediamente gaudenti:
4 nidi di tagliolini
2 limoni, biologici (se sono bitorzoluti e piccoli come i limoni biologici sanno essere non vi allarmate: più importante è che non abbiano sostanze estranee sulla scorza, che è parte integrante della ricetta)
50 g di mortadella a fette
250 ml di panna liquida da cucina
una manciata di pistacchi
un cucchiaio di burro, pepe, prezzemolo, sale

Grattuggiate la buccia dei due limoni, evitando la parte bianca (amara!). Per facilitarvi nell'impresa apponete un pezzetto di carta da forno sulla grattugia, in modo da recuperare facilmente il residuo che si deposita in mezzo ai denti della grattugia stessa. Spremete uno dei limoni e conservatene il succo.
Con un coltello o la mezzaluna riducete la mortadella in sottili e minuscole bricioline, che abbrustolirete in padella con un cucchiaio di burro. Abbrustolirete, ovvero renderete ben secche e croccanti ma senza bruciarle, quindi per farlo non disinteressatevene durante la cottura.
Spegnete il fuoco, aggiungete la panna, aggiustate di sale, pepe e prezzemolo.
Lessate i tagliolini (ci vorranno pochi minuti) e tuffateli, una volta scolati, nel sugo. Accendete nuovamente il fuoco e amalgamate il tutto.
Completate con una spolverata di pistacchi grattugiati.
La cifra a persona non raggiunge l'euro, molto dipende dai pistacchi che sono l'unico ingrediente costoso, su cui dunque starete parchi. Il tempo dedicato a questa preparazione è di 10-15 minuti, inclusa la cottura della pasta. Il successo è quasi assicurato, perchè il gusto, tutto sommato "nuovo", è secondo me ben dosato tra voglia di novità e assennatezza negli abbinamenti (della serie gelato al basilico, amaretti alla mortadella no grazie).

English version:
With “tagliolini” Italian people mean a kind of pasta similar to “tagliatelle” but thinner. Tagliatelle are usually better with strong sauces such as “ragù” or mushrooms, whereas tagliolini fit perfectly with vegetables and fish.
I usually prefer dishes with a strong character, anyway I like this pasta as it tastes exotic, is easy and quick to prepare, and is also quite cheap.
This is what you need (for 2 quite big eaters):
4 “nidi” of tagliolini  
2 lemons (choose biological products! Even if they are smaller and possibly bumpy, it is better to be sure not to have chemical additives on the peel as it is part of the recipe)
50 g of sliced mortadella
250 ml of cream
Some pistachios
Some butter, pepper, parsley, salt

Grate the peel of two lemons (take care not to include the white part as it is bitter!). To make it easier put a piece of cookie sheet on the grater and use also the part of peel deposited between the teeth of the grater itself. Squeeze one lemon and keep its juice apart.
Cut the sliced mortadella very thin to obtain small “crumbs” and roast them in a pan with a spoon of butter. Please, roast and not burn! So, take care of them while cooking.
Turn off the stove, and add all the cream, salt, pepper and parsley as you like.
Cook the tagliolini. Consider that you need more or less 2 l of boiling water, one spoon of salt, and not more than 4 minutes. Strain the pasta and dip into the sauce. Turn on again the stove and let blend all the ingredients for a couple of minutes.
Add the finishing touch with some grated pistachios.
All the preparation takes not more than 10-15 minutes including cooking time.

lunedì 13 dicembre 2010

Torta geologica

Accolgo l'acuta osservazione di una fra le assaggiatrici ufficiali di questa mia torta, preparata ieri per conferire la mia personale benedizione ad una serata dedicata al biliardino. Molti strati e frutta secca come fossili. La base della ricetta risale per l'appunto all'alba dei tempi e la devo alla mamma di una mia storica compagna di scuola. Poi le interpretazioni personali per questo tipo di dolce si sprecano!
Eccovi dunque la ricetta, che d'ora in poi considererò l'omaggio alla disciplina che non ho mai finito di studiare.

La torta nuda (senza la meringa sovrastante)
100 g di zucchero + altri 100 g per la meringa
3 uova
150 g di burro fuso intiepidito
300 g di farina
100 g di mandorle sbucciate tritate finemente
1 busta di lievito per dolci
Per il ripieno lasciate galoppare la fantasia: personalmente ieri ci ho messo un dito di nutella, amaretti sbriciolati e nocciole intere. Una validissima gustosa alternativa è: strato di amarene allo sciroppo, strato ordinato di amaretti pucciati (voce del verbo intingere) nello sciroppo alle amarene. Va da sè che per questa alternativa le amarene allo sciroppo sono una materia prima imprescindibile. Non so se le vendano e come siano, io conosco e amo quelle che preparava la mia nonnona, e ancora come lei le continuo a preparare e ad amare (posterò il procedimento quanto prima).

Separate i tuorli dagli albumi e lavorate i tuorli con 100 g di zucchero fino a che saranno chiari e spumosi. Meglio è che un po' di albume resti in compagnia dei tuorli piuttosto che una particella infinitesimale di tuorlo finisca negli albumi: orrore e raccapriccio, non si monteranno mai più.
Aggiungete il burro fuso a poco a poco, mescolando per amalgamare. Infine è il turno della farina e del lievito. Vi accorgerete che inizierete a far fatica a mescolare perchè il composto assumerà la consistenza di una pasta, che dovrà essere omogenea, liscia e ben malleabile. Terminate la fase di impasto velocemente con le mani e mettete la vostra base in frigo, pace all'anima sua e proseguite.
Il ricciolo di cemento degli albumi montati
Aggiungete agli albumi un pizzico di sale (un must). Montate "a neve ben ferma", come si dice in ogni ricetta: ovvero, sollevando le fruste il composto dovrà somigliare al cemento, dovrà cioè mantenere il ricciolo. A questo punto aggiungete un po' per volta i 100 g di zucchero, sempre andando di fruste. Otterrete un cementissimo, potrete capovolgere la ciotola senza che si sposti, e sarà lucido e di un bianco smagliante. Per tutta l'operazione meringa ci vorrà almeno un quarto d'ora. Unite le mandorle tritate, mescolando dal basso verso l'alto e non come per fare una crema, altrimenti rischiate di smontare tutto.
Riprendete la base che avete messo nel frigo. Stendetela con il mattarello, in modo da riuscire a renderla sottile e uniforme (non deve essere alta più di mezzo centrimetro). Se la pasta dovesse appiccicare aiutatevi con poca farina.
Distribuite all'interno il ripieno che avete scelto e ricoprite con la meringa, spalmandola per bene. Infornate a 180 °C (meglio ventilato, ma se non lo avete non penso che la torta si offenderà) per circa 25 minuti. Se la meringa dovesse scurirsi troppo in anticipo, proteggetela con un foglio di alluminio.

English version:

I named this pie as geological because it is composed by various layers and it includes some dried fruit in between which plays the part of the fossil content. Here my tribute to the science I’ve been studying still now.
This is what you need:
120 g of sugar + 100 g for the meringue
3 eggs
150 g of tepid melted butter
300 g of white flour
100 g of finely minced almonds
1 sachet of baking powder
1 glass of Nutella (or analogous chocolat cream)
some hazelnuts (or other dried fruit)

Take apart the egg whites (pay attention not to mix even a small part of whites with some yolks!) and beat the yolks with 100 g of sugar: you should obtain a light yellow colored frothy cream. Add slowly the tepid melted butter  continuing to mix the cream. The mixing should start to become harder and to change into a homogenous, smooth pastry. Finish to knead quickly the pastry by hand and put it into the fridge.
Add a pinch of salt into the egg whites and beat them until stiff: at the end of this phase the mixing should be nearly solid. Add now 100 g of sugar little by little continuing to beat. After 15 minutes more or less, the mixing should appear brightly white. Mix carefully the minced almonds into the meringue.
Take the pastry you prepared before and roll it not more than 0,5 cm thick. If the pastry is sticky use some flour. Put the pastry on a baking sheet and then into the tin, and add the Nutella and the hazelnuts. Coat the filling with the meringue.
The pie needs almost 25 minutes of cooking into the oven at 180 °C. If the meringue starts to become dark too early protect the pie with an aluminium foil.

sabato 11 dicembre 2010

Cancun can (?)

Non so quanto se ne sia parlato nei telegiornali negli ultimi giorni, ma seguo attraverso la testimonianza in presa diretta dell'amico Luca Lombroso la conferenza Onu sul clima che si svolge a Cancun in Messico e trovo conferma oggi del fatto che si sia conclusa con successo. E' stato infatti trovato un accordo, sottoscritto da tutti gli stati ad eccezione della Bolivia, per tagliare le emissioni dei gas serra del 25-40% entro il 2020 rispetto ai valori del 1990. Quale siano tuttavia, nazione per nazione, i valori fissati e le modalità per raggiungerli non è stato determinato, e si è rimandato al prossimo anno la definizione di criteri precisi e inderogabili.
Praticamente, sono ormai tutti concordi sul fatto che il problema ci sia e che occorra fare qualcosa, ma ho l'impressione che non si sappia ancora bene come e ho l'impressione che non si sappia perchè non si sa nemmeno se si può ancora fare qualcosa per arrestare il surriscaldamento e le conseguenze che esso provocherà.
La matematica non sarà mai il mio mestiere, e quindi lascio a persone più logiche di me la valutazione delle cifre; mi limito pertanto ad alcune personali considerazioni sull'argomento. La temperatura è aumentata molto velocemente e su scala globale nell'ultimo secolo. Si ritiene che il motivo di un innalzamento tanto repentino risieda nel sempre maggiore ricorso ai combustibili fossili (soprattutto petrolio), diventati oramai indispensabili per spostarsi, riscaldarsi, lavorare, viaggiare, mangiare, costruire, in definitiva per vivere. Le fonti alternative, cosiddette rinnovabili, pur avendo teoricamente enormi potenziali, immagino che siano ancora troppo costose dal momento che, almeno in Italia (dove pure c'è un gravissimo deficit di lungimiranza), sono ristrette a poche nicchie. D'altra parte la popolazione mondiale è in continuo aumento...e più persone = più consumi = più petrolio bruciato = più gas serra = più surriscaldamento (e tra l'altro = meno petrolio = prezzi più alti). A me questo sembra un sillogismo pressoché inattaccabile.

Bene, volendo contrastare il surriscaldamento occorre andare a ritroso e tagliare le emissioni di gas serra, che è poi quello che si propongono le nazioni unite. Come si tagliano? Meno petrolio bruciato, certo, l'economia verde, le fonti rinnovabili. Ma ho idea che fino a che non raschieremo letteralmente il fondo del barile, ben pochi (e tra quei pochi scommetto che non ci saremo noi italiani) accetteranno di sobbarcarsi investimenti maggiori. Ma andiamo ancora a ritroso, meno consumi. Per ridurre i consumi, mi pare, esistono due strade, meno popolazione, ma sarebbe piuttosto difficoltoso, oltreché giustamente impopolare, imporre un contenimento globale delle nascite, oppure cambiare radicalmente lo stile di vita che in 50 anni ha fatto degli abitanti dei cosiddetti paesi industrializzati delle cellule impazzite che stanno diffondendo una metastasi ormai insanabile in tutto il Pianeta. 
Spesa settimanale di una famiglia britannica
Nessun politico mai ne parla, e ne comprendo le ragioni di opportunità diplomatica, ma io credo che la chiave di qualsiasi seria battaglia contro il surriscaldamento, e tutte le problematiche che ad esso sono concatenate, e cioè l'esaurimento delle risorse, il deterioramento del Pianeta, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, debba necessariamente passare attraverso una riduzione dei consumi. Questo maledetto PIL, su cui tutte le forze politiche concordano che debba aumentare aumentare aumentare, oddio è calato di mezzo punto, oddio la crisi...deve calare, o almeno dovrebbe se si vuole perseguire una soluzione realistica.
Spesa settimanale di una famiglia del Mali
Il periodo natalizio da questo punto di vista è illuminante. File, code, calche, spintoni, corsa alla bulimia consumistica sono all'ordine del giorno. Nella mia città hanno da poco aperto due nuovi grandi centri commerciali, che sono costantemente presi d'assalto, come se tutti quanti ci fossimo resi conto solo ora che ci occorre assolutamente l'ultimo modello di scarpe da ginnastica o la tuta da sci.
Corale alla fine del viaggio, la nave che affonda e noi che ce ne stiamo ad ascoltare l'orchestra che suona. Ma la nave intanto affonda.
   

mercoledì 8 dicembre 2010

Torta di carote e mandorle

...o carote, mandorle e nocciole (come ho fatto io oggi) o anche noci. Essenzialmente però di carote. Avete presente quelle merendine di una marca nota, molto gustose e tutto sommato "sane". Ebbene, queste autoprodotte sono ovviamente ancora meglio, perchè potete scegliere le materie prime, siete certi di non metterci conservanti nè coloranti, realizzate un prodotto senza imballaggi (le merendine invece ne hanno almeno 8: involucro esterno di plastica, vassoio in cartone, involucro in plastica per ogni merendina), imparate a confezionare una colazione o merenda o spuntino buono e veloce.
Io oggi ho utilizzato l'impasto per realizzare dei muffin (che vengono molto bene), ma la ricetta nasce per una normale torta.
La ricetta l'ho presa da un bell'opuscolo intitolato "In dolce compagnia" di Federica Giusti. Ecco cosa vi serve:
200 g di carote sbucciate
150 g di mandorle o altra frutta secca
3 uova
150 g di zucchero
80 g di burro fuso tiepido
150 g di farina 00
1 bustina di lievito per dolci


Tritate carote e frutta secca. Sbattete le uova con lo zucchero: è un'operazione non scontata, da cui dipende la buona lievitazione della torta e che anzi nel pan di spagna fa compiere il miracolo di farlo gonfiare senza necessità del lievito. Significa che il composto deve diventare giallo pallido, bello arioso e spumoso, ci vorrà almeno un quarto d'ora con la frusta elettrica, assai di più se usate il manodomestico;) Unite quindi il burro fuso, la farina e il lievito, e da ultimo le carote e la frutta secca. Amalgamate con un cucchiaio....assaggiate: è buonissimo!
Ora non vi resta che versare il tutto in una teglia da torta di circa 25 cm di diametro (ovviamente con carta da forno), oppure negli stampini da muffin (ne vengono 12). Si cuoce in forno già caldo a 180°C per circa mezz'ora se fate la  torta, 20 minuti per i muffin. Quando la torta o i muffin si sono un po' raffreddati spolverizzate di zucchero a velo.
In totale avete impiegato 40 minuti del vostro tempo. Oggi era giorno di festa e non poteva mancare la parentesi culinaria...e domani avrò una colazione salutare per me e per l'ambiente.

domenica 5 dicembre 2010

Lo Schiaccianoci di Rapunzel

Questo finesettimana ho intercettato due occasioni di intrattenimento che suggerisco, e che peraltro non mi hanno fatto pesare il mio primo weekend di teledipendente in fase di disintossicazione.
Sabato sera lo Schiaccianoci di non mi prendo nemmeno la pena di tentare di scrivere quel nome ma tanto avete capito di chi parlo, messo in scena dalla compagnia nazionale croata al teatro comunale di Modena. Purtroppo l'ultimo giorno era oggi, ma il concetto è: il balletto classico è qualcosa di sublime!!!! Non è che il mondo sentisse l'esigenza che lo scoprissi io, ma ci tenevo a confermare questa affermazione. E ci tenevo a suggerire il teatro come concetto. Al ginnasio avevo una beluina professoressa di latino e greco che il teatro ce lo imponeva: edipi re, otelli, enrichi ottavi, locandiere, arlecchini servitori di due padroni, zii vanja, ben poco è sfuggito alla mia tabella di marcia di liceale vessata. Ricordo accoccolamenti in grosse sciarpe che accoglievano i miei sonni in platea e addirittura accampamenti sui pavimenti dei palchi per sopravvivere a Re Lear. Ci ho impiegato 15 anni a riprendermi. Adesso, superata la soglia dei 30 anni e galoppando verso quella dei 31, ho deciso di mettere da parte il passato e dare al teatro una seconda possibilità. Non è un passatempo economico, ad eccezione che per i fortunati ultrasessantenni che irridono noi squattrinati dalle loro comode platee: con 20 euro ci si accaparra una postazione qualitativamente scricchiolante, ma già solo con quella ero a bocca aperta, figurarsi se fossi riuscita a vedere il balletto per intero! Quella gente vola letteralmente, inspiegabilmente, eppure dalla mia postazione a ridosso del palco li vedevo dietro le quinte intenti a fare cose umanissime come bere e massaggiarsi i polpacci. E che dire delle musiche poi? Visto che non ne capisco niente non dico niente, mi limito soltanto a dire che storia! Ah, la vicenda raccontata nello Schiaccianoci è talmente assurda che dubito fortemente della lucidità di chi l'ha scritta. Ma già ti pare che sia un regalo di cui essere così tanto fieri uno schiaccianoci?? Bah. Comunque questo non è il punto. Il punto è viva il teatro!
Seconda scoperta, questa al cinema (oh, ma quanto costa??!!! 8 EURO E 50 MA DICO STIAMO SCHERZANDOOOOOOO). Rapunzel. Il nome è abbastanza fastidioso, ok, ma la trama è molto avvincente. Ci si commuove....beh....no, si versa proprio qualche lacrimuccia. Si ride, si sogna. Unico neo, forse, troppe inutili canzoncine, come in molti film d'animazione degli ultimi anni mi pare. Lei, Rapunzel, è un'eroina adorabile, forte, romantica, sognatrice, determinata, generosa. Lui è praticamente un'icona sexy formato famiglia. Tanti personaggi divertenti, alcuni molto inquietanti. Non so se sia adatto ai bambini, sicuramente non al di sotto dei 6-7 anni. Ipotizzo che il bambino ululante che c'era al cinema stasera (3 anni al massimo) fosse d'accordo con me.

La saponificatrice di Modena

...molto meno cruenta della collega di Correggio, oggi ho deciso di prepararmi in casa un detersivo da lavatrice a base di sapone di Marsiglia ispirandomi e personalizzando una ricetta che ho trovato su vari siti internet.
Ho scelto un sapone di Marsiglia di marca nota, di quelli comunemente venduti per il bucato a mano. La prossima volta credo che farò di meglio e ne sceglierò uno biologico, magari da erboristeria, per la cosmesi, in modo da essere certa che il mio sapone di Marsiglia non contenga sostanze che sarebbe in ogni caso meglio evitare.
Spaghetti di sapone di Marsiglia
Detto questo, ecco cosa ci ho messo:
- 1 panetto di sapone di Marsiglia (circa 250 g)
- 3 l di acqua
- 4 cucchiaini di bicarbonato
- 2 tappini di acqua di rose (tonico per il viso)
- 2 gocce di olio essenziale all'eucalipto

Riducete il sapone a scagliette utilizzando una comune grattugia per le carote; nel frattempo portate a bollore 3 litri di acqua, in cui scioglierete 4 cucchiaini di bicarbonato (non spaventatevi: quando introdurrete il bicarbonato si produrrà una certa effervescenza!). Quando l'acqua sarà ben calda, abbassate la fiamma e aggiungete le scaglie di sapone a poco a poco, sempre mescolando. Le scagliette dovranno sciogliersi completamente.
Tutta l'operazione richiede circa 20 minuti, più il tempo necessario al raffreddamento e quindi all'imbottigliamento.
Se inavvertitamente aveste messo poca acqua e, come è capitato a me, dopo il raffreddamento vi ritrovaste una massa non più liquida bensì gelatinosa e anzi tendente al solido, non perdetevi d'animo e aggiungete un po' d'acqua calda, eventualmente ponendo ancora sul fuoco. Una volta comunque messa la giusta quantità di acqua la massa rimane liquida e potrete quindi versarla come un normale detersivo.

Pubblico questo post dopo avere effettuato un lavaggio con questo detersivo, su bucato colorato a 60°. Ho messo la dose di detersivo autoprodotto equivalente a quella di un detersivo normale e ho aggiunto nel cestello un cucchiaio di bicarbonato al posto dell'ammorbidente.
Risultato: nessuno slimer di schiuma è stato eruttato dalla lavatrice, come aveva minacciosamente preventivato qualche malfido parente. Il bucato è pulito e molto morbido, nessun segno di sapone sui panni scuri. Unico "difetto", il profumo è molto vago; dimenticatevi insomma il noto "profumo di pulito" (artificialissimo) cui ci hanno abituato i detersivi tradizionali. Si potrebbe provare con qualche goccia in più di olio essenziale, magari scegliendone uno agli agrumi o alla lavanda. Proverò.

mercoledì 1 dicembre 2010

Messaggio per i telespettatori dell'Isola che non c'è

Sono mesi che ci martellano con messaggi perentori: "Avviso ai telespettatori della tal regione. Dalla tal data questo programma sarà visibile SOLO sul digitale terrestre. Per continuare a vedere questo programma E' NECESSARIO dotarsi di un decoder o di un televisore con decoder incorporato."
Della serie o si fa il decoder o si muore.
Benvenuti nell'era del digitale terrestre, della tv interrattiva, dell'alta definizione: la tv del futuro, milioni di canali, mediaset premium, sky, tv on demand, pay per view, iris, mia, shopping media video.

Mi sono chiesta perchè, che senso avesse, infondo chi vuole più canali ha la possibilità di pagarseli per lo meno dai tempi di tele+. Nè giudicavo come una necessità plebiscitaria vedere una Barbara D'Urso altamente definita o un C'è posta per te interattivo. L'hanno fatta passare come una normale evoluzione tecnologica: da 1 canale si è passati a 2, da 2 a 3, da 3 a 6, dal bianco e nero ai colori. Una normale evoluzione che deve normalmente passare attraverso nuova circolazione di merci e di denaro (quanto meno è necessario comprare il decoder, uno per tv...normalmente), normalmente per la valutazione di eventuali nuovi abbonamenti da sottoscrivere perchè allora a questo punto pago un po' di più per vedermi la squadra del cuore o spiare i "ragazzi della casa" 24 ore su 24.
Ma naturalmente non c'è granché di normale alle nostre italiche latitudini, e alla fin fine quando senti che quella della Nuova Era del Digitale Terrestre è un trovata geniale per consentire a noi tutti di imbarcarci con Emilio Fede e Sentieri laddove la corte costituzionale li voleva spedire, in ossequio alla legge antitrust, tiri quasi un sospiro di sollievo e ti senti a casa.

Orbene, la mia televisione è effettivamente silente da ieri, addì 30 novembre 2010.
Nutrita a Isola dei famosi, Grande Fratello, X Factor, Amici, La Talpa, La Fattoria, Pomeriggio 5, Domenica in, Domenica 5, C'è posta per te, Uomini e donne, Chi l'ha visto, Quarto grado, Verissimo, L'Italia sul 2, La vita in diretta, L'eredità, Chi vuol essere milionario, Distretto di Polizia, Ris, Don Matteo, Un giorno in pretura, Amore Criminale, Il Commissario Rocca, I Cesaroni, Sanremo con relativo dopo-festival, Forum, Il ballo delle debuttanti, Beautyful, Vivere, Cento Vetrine, ben poco è sfuggito al mio curriculum di telespettatrice onnivora. Anni e anni di tv spazzatura mi legittimano dunque ad avere le convulsioni, gli spasmi, i sudori freddi. E' un mio diritto.
La tv come il frigorifero, un elettrodomestico di quelli che devono stare sempre accesi. La tv fa compagnia. Senza tv sei tagliato fuori. Mi serve il decoder, devo averlo, devo ritornare alla mia dose quotidiana di domenichecinque. O si fa il decoder o si muore. 
Ma dispettoso si insinua in me un ricordo...
Sto stirando. La tv mi serve, mi fa compagnia. Faccio zapping. Pubblicità, per lo più. E poi Rai1, la Vita in diretta, Mara Venier, un collegamento con Rosita Celentano, una domanda: Ma tu sei gelosa?. Gelosa no, sono possessiva. E che differenza c'è tra gelosia e possesso? Qualcosa in me deve essersi spezzato. Ai bei vecchi tempi avrei ascoltato la risposta, e invece ho messo su Geo&Geo, guardando di soppiatto se qualcuno mi avesse vista.

Messaggio per i telespettatori dell'Isola che non c'è.
Benvenuti nell'era del Digitale extra-Terrestre. Fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale, quello del vostro cervello. Per continuare a non sapere quale sia la differenza tra gelosia e possesso per Rosita Celentano è necessario tenersi il vecchio televisore. Dvd, videocassette, libri, internet, chiacchiere, passeggiate, aperitivi, sport, penichelle, pulizie domestiche, depilazioni, abluzioni, acrobazie sessuali, cinema, corso di giapponese, visite a parenti/amici trascurati, volontariato, conferenze, seminari, giochi di società, favole ai bambini, coccole agli animali domestici, la spesa per la settimana, la pasta fatta in casa, una visita in chiesa, la musica, il diario segreto, cene sociali, cene in solitudine, decoupage, teatro, balera, la settimana enigmistica, i quotidiani, Donna Moderna, un blog. Il silenzio.
Io l'ho già comprato...e tu?

martedì 30 novembre 2010

Macchina del pane...sì, no, forse

Macchina del pane Severin 3983
Ebbene sì, possiedo una macchina del pane. Esattamente quella nell'immagine. E' uno dei modelli più economici, io l'ho pagata circa 50 euro. Ne esistono alcune molto più costose, che probabilmente -ma non è detto- sono anche più efficienti. Con questa macchina potete ottenere pani a bauletto da 500g, 750 g e 1 kg. Ha una sola lama impastatrice (le migliori ne hanno due), è programmabile, prevede il programma di solo impasto e può essere usata anche per produrre le marmellate.

Ultimamente delle macchine del pane si sente parlare abbastanza spesso, complici forse l’aumento dei prezzi e l’onnipresente spettro della “crisi” (votata come parola del 2009). Vi sarete forse chiesti se valga la pena acquistarla. 
Per quanto riguarda le macchine del pane di standard medio, come la mia, ecco la mia opinione. 
Una premessa generale. La macchina del pane è un elettrodomestico e come tale comporta costi (ambientali ed energetici) insiti nella produzione e nello smaltimento. Acquistatela quindi soltanto se intendete realmente utilizzarla e pensate che, in base alle vostre esigenze, abitudini e tempo, possano sussistere dei vantaggi, anche in termini di buone pratiche ambientali. Se ad esempio pensate che con la macchina del pane riuscirete a ridurre il ricorso a crackers, pan carrè, fette biscottate e altri pani "artificiali" (e relativi imballaggi, costi di trasporto, etc), allora vale la pena acquistarla. Ovviamente ogni macchina del pane ha un consumo elettrico, ma molto contenuto. Io non sono brava con le conversioni e i calcoli, pertanto vi rimando volentieri all'esperimento di un mio collega blogger, molto più zelante di me. Allo stesso link trovate anche un calcolo dei costi totali del pane autoprodotto con la macchina del pane: 0,80 euro/kg. Considerando i prezzi all'acquisto del pane, che corrispondono almeno al doppio di questo prezzo se non molto di più (per non parlare delle panosità confezionate!), sicuramente il risparmio c'è.
Veniamo ora alle prestazioni di una media macchina del pane: cerchiamo di dipanare dubbi, disilludere aspettative e tracciare un quadro realistico.
Se mangiate il pane tutti i giorni, vi siete abituati a quello leggero e croccante del fornaio, non avete voglia/tempo di sperimentare alla ricerca della vostra ricetta ideale, oppure il pane fatto in casa già lo realizzate e amate l’atto stesso dell’impastare e non ci rinuncereste mai, allora evitate l’acquisto. Con la macchina del pane si possono ottenere odorosi morbidi pani, con le loro brave bolle d’aria, ma probabilmente, anche con la migliore delle ricette, non “leggeri” come quelli del fornaio, ma può capitare che escano anche pesantissimi nuclei di materia simili a piombo fuso, assolutamente immangiabili. Molto dipende dalla ricetta, e dalla voglia di provare e riprovare. Un aspetto molto importante è la scrupolosa successione degli ingredienti che la ricetta indica; in genere, liquidi, farina, sale, zucchero e da ultimo il lievito. Un vantaggio del pane fatto in casa rispetto a quello del fornaio è che quest'ultimo è sì in genere più leggero e friabile, ma spesso il giorno dopo, per non dire giorni dopo, diventa quasi immangiabile (duro, secco, gommoso, etc), mentre il pane autoprodotto con la macchina, se conservato avvolto in un panno, magari in frigorifero, dura dignitosamente alcuni giorni. 
Il bello della macchina del pane è che basta pesare gli ingredienti appoggiando direttamente sulla bilancia la ciotola incorporata, programmare e lasciare che sia “lei” a fare tutto, senza sporcare taglieri, ciotole, stoviglie.  Questo aspetto è molto comodo anche per il programma "solo impasto", che vi consente ad esempio di ritrovarvi una pasta per la pizza perfetta al ritorno dal lavoro, solo da stendere e infornare! Sì, perchè la macchina del pane è programmabile, in genere fino a 12 ore in anticipo. Potete quindi permettervi di coltivare voluttuosi pensieri su colazioni a base di pane appena sfornato...
Un'ultima cosa: lasciate perdere gli impasti dolci (almeno quelli che necessitano di essere frollosi), quelli è meglio farli a mano!

domenica 28 novembre 2010

Il liquore all'uovo, altrimenti detto il Vovve

Attenzione, non il Vov, il Vovve, come lo chiamava, toscanizzandone il nome commerciale, una mia anziana parente. E dunque la ricetta che sto per darvi è quella del Vovve, un liquore leggero, casalingo, gustosissimo e di facilissima preparazione. Qualcosa da preparare un giorno che si abbia una mezz'ora di tempo, da tenere per sè o da regalare. Ecco come lo preparo:

250 g + 3 cucchiai di zucchero semolato
1 l di latte intero
100 ml Marsala
100 ml alcool per liquori
4 tuorli d'uovo (va da sè che le uova devono essere molto fresche)
una stecca di vaniglia (facoltativa)

Portate ad ebollizione (e poi spegnete) il latte e 250 g di zucchero, eventualmente aggiungendo la stecca di vaniglia, che ha sempre la sua personalità. Parentesi: visto il costo esorbitante di questa materia prima, "spremetela" al massimo, ovvero tagliatela a metà e usate le due metà almeno 2 o 3 volte, dopo averle accuratamente lavate. Dopodichè incidetele ed estraetene i semini, anch'essi molto aromatici, e infine utilizzate i baccelli così aperti ancora un paio di volte.
Nel frattempo montate i tuorli con 3 cucchiai di zucchero: dovete ricavare una bella crema spumosa, color giallo chiaro. Ci vorranno almeno 10 minuti di frusta elettrica. Aggiungete delicatamente il marsala.
Quando il latte sarà tiepido (e avrete tolto la stecca di vaniglia) unitevi le uova sbattute col marsala e infine l'alcool. In questi casi è sempre meglio abbattere la temperatura velocemente, quindi invece che lasciar raffreddare il latte a temperatura ambiente ed escludendo di far faticare il frigorifero, suggerisco di posizionare il pentolino col latte bollente dentro una bacinella di acqua fredda, in cui eventualmente potrete mettere anche ghiaccio o pastiglie di ghiaccio sintetico.
Potete a questo punto imbottigliare, meglio in una bottiglia scura, o comunque avendo cura di conservare il liquore al riparo dalla luce. Dopo alcuni giorni diventa più denso e gustoso, ma è buono anche subito.

Una postilla. OVVIAMENTE NON SOGNATEVI DI BUTTARE GLI ALBUMI!!!!!!!!!
Oltre ad utilizzarli per frittate e polpette, gli albumi possono servire per ricavare dei meravigliosi frollini e sono la materia prima per le meringhe, erroneamente ritenute difficili da fare in casa. Tenete presente che gli albumi si possono anche congelare conservandoli in un contenitore e riutilizzare con calma (per le meringhe però preferiteli sempre freschissimi). Ma il modo più semplice per "riciclare" gli albumi che avanzano dalla preparazione del Vovve (o di zabaioni o simili) è la minestra di albumi.
Montate gli albumi a neve con un pizzico di sale (la spuma deve essere molto compatta). Unite un cucchiaio di parmigiano per ogni albume, mescolandolo delicatamente al composto. Versate il composto a cucchiaiate nel brodo bollente (di carne o vegetale).
E' una minestra contadina, piuttosto povera, una rielaborazione in chiave ancor più frugale di quella che in molte regioni viene chiamata Stracciatella, ma è un piatto leggero e piacevolissimo.

English version:
This low-alcoholic lovely liquor is very easy to prepare and perfect as a present: it is in fact usually appreciated even by people who are not used to drink alcoholics.
This is what you need:
250 g + 3 spoons of sugar
1 l of milk
100 ml of Marsala
100 ml of pure alcohol for spirits
4 yolks (of course eggs have to be very fresh)
Some vanilla (optional)

Slightly boil and immediately turn off the milk together with 250 g of sugar (if you want add some vanilla). In the meantime beat the yolks with 3 spoons of sugar: you should obtain a light-yellow colored frothy cream. You may need at least 10 minutes. At the end, add carefully the Marsala.
When the milk is tepid, add the yolks with the Marsala and then the alcohol. It’s a good idea to put the pot with all the ingredients in a bowl filled with cold water in order to minimize the risk of bacterial contamination.
Put the liquor in a bottle, better if it is dark or in any case kept protected from direct light. This liquor is immediately delicious but in some days it becomes even denser and rather more delicious.