Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

domenica 28 agosto 2011

Quante stupide "Galline" che si acquistano per niente

Questo libro mi è arrivato di terza o quarta mano. Mia madre, ma non è suo, glielo ha passato un'amica, ma non lo ha comprato lei. Da chi siano stati sganciati i ferali 18 euro non è dato saperlo.
E ora capisco perchè...
Opera prima di Silvia Bergero, professione giornalista.
Tanto è stato scritto sui giovani di 20 e giovanili e non-giovani di 30 e 40 anni. Perchè trascurare la generazione Fifties, i cinquantenni?
Storia di cinque amiche della Milano bene. Aperitivi, loft, weekend vacanzieri, abiti griffati, stanche manco a dirlo della solita routine familiare, bramose di maschi, qualche genitore morente o figlio dissidente giusto per incupire la vacuità di un mocassino Tod's e di una borsetta Prada.
L'amica grassa porta la 44. La menopausa le spezza ma non le piega e la libido si impenna verso vette insperate per le più giovani.
La mangiauomini tradisce l'amica anglofona in carriera col suo compagno, ma era solo sesso. Se la spassa salvo poi scoprire che il padre, con cui era in rotta da venticinque anni, è sul letto di morte.
La cicciona si prende una pausa dal matrimonio andando in Egitto per un corso di arabo.
Accerchiate in auto nel bel mezzo di una rissa metropolitana: intermezzo senza capo nè coda per giustificare un litigio irreale fra la modaiola col marito premuroso-professionista-affermato e la separata con figlia a carico in cerca del fremito ormonale. 
Il tutto senza mai tralasciare il sandalo gioiello infradito e la blusa animalier etno-chic. Dal basso dei miei trent'anni (più uno) mi chiedo: cosa dovrebbero rivelare questi dettagli? Alle cinquantenni l'ardua sentenza.
Io li ho trovati ossessivi e vuoti, tediosi, ma mai quanto certi dialoghi stentati, posticci come le tinture che le nostre eroine-galline pretendono di farci credere di non usare (Maddi e la sua chioma di vaporosi ricci rossi, tutti naturali...e io tapina che a 31 anni ho già 3 capelli bianchi).
Le amiche non sono così, non parlano così. Non a venti, non a trenta; ipotizzo nemmeno a quaranta e cinquanta. E se volevano essere personaggi estrosi e sopra alle righe non ne hanno l'ironia. Galline antipatiche e deprimenti, artefatte, come la prosa che le descrive.
18 euro che è meglio spendere per una pizza con un'amica. Con le espadrillas delle medie e la camicetta della nonna.

venerdì 26 agosto 2011

Dieta: giorno III

Terzo giorno. Un invito a pranzo rifiutato. Oggi la dieta parte male: vagheggiamento di un corpo perfetto in luogo di amicizia, ma dico scherziamo? Va bene, respira, tranquilla, semel in anno licet far la dieta.
E dunque, daccapo:
Colazione
1 uovo sodo (colesterolo questo inascoltato)
1 fetta di pane tostato
caffè o tè
Pranzo (argh)
1 pezzo di formaggio (ecco pure qui, come per i wurstel il dietologo è stato ingenuo: una fetta? quanto grande? di quale formaggio? Io ho scelto l'Asiago e la fetta era circa 5x8 cm x2 cm di spessore...ma ti pare che mi debba mettere pure a calibrare il formaggio?!)
5 creacker salati
caffè
Cena
250g di tonno al naturale
250g di fagiolini
150g di carote
1 mela piccola
125g di gelato alla vaniglia

Scrivo questo post all'alba del giorno dopo, anzi di due giorni dopo. Curiosi??
...e fu così che venne il giorno tanto atteso della pesatura. Alba del giorno del Signore IV dopo dieta. Sveglia, pipì, bilancia: tadàààà.....ed ecco a voi un quarto di bue da 68 kg tondi, ovvero in tre giorni 1 kg IN PIU'!!!
Così si infranse il mio American dream.
E' ufficiale: la dieta americana è un falso, alla rivista "Silouette" che la pubblicizzava bisognerebbe domandare a ragion del vero a quale genere di silouette intendano far riferimento. Silouette alla Botero? Ah, ok, allora io sono in perfetta forma e per forma intendo quella tonda, come recita la calamita sul mio frigo.
Archiviata l'America, partiamo col sogno numero due: il diario alimentare online! Per lo meno è divertente e forse più realista: raggiungerò il mio ideale morfologico il 16 dicembre 2011, gradualmente, mangiando poco, di tutto, ma con una netta prevalenza per le cose scialbe e insipide, e muovendomi di più. Ma va? A me ci voleva la dieta americana per capirlo...

giovedì 25 agosto 2011

Dieta: giorno II

Scavallato il primo giorno, eccovi il diario alimentare del secondo.
Mi rendo conto che le mie peripezie alimentari non rappresentino un argomento culturalmente dignitoso o comunque di un qualche interesse, ma fanno parte della terapia. Scripta manent, quasi un contratto con me stessa, mi serve per tentare di prendermi sul serio.
Colazione
1 bicchiere si acqua e succo di limone (aggiunta mia)
1 uovo sodo (spiaccicato e condito con sale e pepe non è così indigesto),1 fetta di pane tostato, mezza banana
caffè
Pranzo
250 g di formaggio in fiocchi (una confezione e mezza del classico Yocca)
5 creaker salati
Caffè a metà pomeriggio (aggiunta mia), ma oggi resistere fino alla cena è stato meno problematico.
Cena
2 wurstel (l'incauto dietologo non si è premurato di specificarne tipo e dimensioni, e dunque....wuberone di puro suino!)
250 g di cavolini di Bruxelles (mmm...li amavo: sì, ma con burro e parmigiano. Con limone e prezzemolo sono i parenti assai poveri di quelli che conoscevo io, e non finiscono più)
150 g di carote (quantità accettabile)
mezza banana e il solito gelato (vedi giorno I)


Parentesi sull'impatto ambientale di questa dieta. Elevato. Tante, troppe proteine animali, lo so. Ma pare sia il solo modo per riappropriarmi di una morfologia accettabile, con buona pace dei fanatici della dieta mediterranea. Mi cautelerò nei giorni successivi.

mercoledì 24 agosto 2011

Dieta: giorno I

Perchè la dieta americana fra mmmille altre a disposizione?
Perchè le diete sono esperimenti antisociali. Rendono grotteschi i ritrovi al ristorante (per me un'insalata mista scondita e mezza minerale), improbabili quelli al pub (mmm...una spremuta d'arancia?), utopistiche le réunion amicali a tarallucci e vino. Rendono i soggiogati dell'ipocalorico sostanzialmente ostili al mondo e all'umanità, depressi e deprimenti. Più di tre giorni di ferrea e solitaria ortoressia non potrei reggerli.
Nè potrei reggere più di tre giorni di 70-g-di-merluzzo-del-Mar-Baltico-e-cavolini-di-Bruxelles: ingabbiata in una sfilza di ingredienti precisi, bandito ogni recupero dell'avanzo, ogni fantasiosa operazione di collage alimentare, no, non posso farcela. Benchè i fatidici tre giorni siano anche in questo caso da seguire alla lettera, gli ingredienti sono semplici e credibili, i pranzi (che spesso capita di consumare fuori) facilmente trasportabili nella ben nota storica gavetta.
E dunque, primo giorno. L'orrido rito della pesata mattutina pre-dieta...67 kg (e non sono 1 metro e ottanta...). I miei tremebondi piedi toccheranno nuovamente la bilancia solo all'alba del quarto giorno.  
Colazione
1 bicchiere scarsino di succo di pompelmo senza zucchero
1 fetta di pane tostato con un cucchiano di margarina (o burro di arachidi...più appetitoso, ma putroppo non l'ho trovato)
caffè o tè (niente latte o zucchero, ammesso solo il dolcificante)
Si giunge con discreta dignità (personalmente aggiungendo un caffè non zuccherato a metà mattina) fino al...
Pranzo
1 bicchiere di acqua e succo di limone (l'ho aggiunto io, per farmi venire quel tanto di acidità per non farmi odiare troppo questo magro pasto)
150 g di tonno al naturale con una fetta di pane tostato.
Ovviamente come condimento niente olio (nè burro), solo sale, spezie, e -aggiungo io- aceto di mele e limone, altrimenti muoio di stizza.
Caffè previsto dopo pranzo spostato a metà pomeriggio, per sopravvivere. Un bicchiere di tè non zuccherato nell'orario drammatico del rientro a casa: non si può mica cenare alle sei e mezza, no??? Superato il momento più critico della giornata si perviene alla...
Cena
90 g di carne a piacere (alla piastra)
250 g di carote (crude o al vapore, comunque sono un'infinità)
250 g di fagiolini (preferisco non parlarne...)
1 mela (a questo punto già si grida pietà: ci si sente pieni anche se non certo gratificati) 
125 g di gelato alla vaniglia (ho letto che in alternativa si può optare per il limone, forse è meglio)

Nulla può essere sostituito, spostato, evitato. La successione dei pasti va rispettata. Va da sè che niente alcolici o bevande gasate/zuccherate. Due litri d'acqua al giorno.
Un giorno è andato. Augh.

martedì 23 agosto 2011

Tu vò fà l'americana

Pure il gatto rosso...sono io!
Intesa come dieta americana.
Ebbene sì, lo confesso, mi sono messa a dieta.
Orrore e raccapriccio, anzi ira funesta, ma devo tentare.
Messaggio per quanti ancora dicono che sono sempre uguale. Seeee...prego visionare le foto non dico di 10 ma anche solo di 5-7 anni fa. E non è una mia scorretta percezione del corpo, scarsa autostima e tutte quelle pippe, no no: bilancia canta, ero da 10 a 7 kg in meno.
Messaggio per quanti ancora dicono che li distribuisco bene. Sì, sono democraticamente distribuiti fra panza, cosce, culo, braccia (orrore!), viso e collo, schiena: a nessuno manca niente in effetti, adipe equa e solidale. Confortante.
Messaggio per i negozianti che ancora mi propongono la taglia 44 (alcuni ipovedenti addirittura la 42). Oh, ma lo vedo solo io che è una sfida impossibile tra me e un pantalone che grida pietà, una cerniera che urla vendetta, un elastico teso allo spasimo??!! Forse è un gesto di riguardo ma il risultato è: cruccio e amarezza, rabbia omicida, inghiottita dal camerino-con-specchio-e-luce-accecante, spietato come una macchina della verità.
Ebbene, quindi dieta americana. Trovata su una rivista di "salute da spiaggia" la settimana scorsa.
Il regime ferreo dura 3 giorni consecutivi, ripetibili per un mese e seguiti da 4 giorni liberi ma possibilmente controllati.
Per chi volesse sperimentarla, per chi fosse curioso di seguirmi nell'impresa, per chi sa già che sgarrerò, per chi vuole usarmi come cavia per sapere se funziona, inauguro qui per la storica occasione una nuova etichetta, ovvero dieta.

mercoledì 10 agosto 2011

Amare il seitan, ovvero travestirsi da vegetariani pur non essendolo

Decine di post fa introducevo il tema dell'opportunità di limitare il consumo di carne per motivi ecologici. Passo la parola al simpatico collega Mario Tozzi che in questo filmato spiega molto bene cosa si intende (se volete andare al nocciolo della questione spostatevi al minuto 4.15).
Mangiare più raramente la carne, spendendo qualcosa di più (non sempre tra l'altro) per comprarla possibilmente locale e biologica. La spesa maggiore è giustificata da una migliore qualità della vita dell'animale e una maggiore naturalezza del suo mangime. Più salute, più gusto, meno gotta, meno deforestazione, meno consumo di risorse, meno gas serra, meno riscaldamento globale...devo continuare?
Ma veniamo al titolo del post: cosa è il seitan e perchè non diffidare di lui. Io ho preso coraggio grazie alla testimonianza di un'amica ecologicamente avanzata e ho comprato quello alla piastra che vendono nel banco frigo di molti supermercati (4 bistecchine costano circa 4 euro).
Ha praticamente le stesse calorie della carne (ma zero colesterolo), è ricco di proteine e, aspetto primario, è commestibile, anzi gustoso se lo si cucina in modo gustoso. Diciamo che è un alimento mimetico, che ricorda la carne, ma è più delicato, e sa diventare molto saporito se accompagnato da ingredienti validi. Inoltre permette di "imitare" tipici piatti di carne ma in tempi molto più ridotti.
Io ho sperimentato le tagliatelle col ragù di seitan e vi assicuro che sono molto buone!
Provate così.
Ponete in padella un giro d'olio, cipolla tritata, aglio e fate soffriggere. Nel frattempo tagliuzzate finemente una bistecchina di seitan (per due persone) e aggiungetela al soffritto. Mescolate, salate, peperoncinate se vi piace. Cinque minuti e potete aggiungere un po' di buona salsa di pomodoro, allungate con poca acqua di cottura della pasta. Mantecate la pasta già cotta nel ragù per pochi minuti. Per un buon ragù di carne 3 ore. Per un buon ragù di seitan 10 minuti. Tentar non nuoce.

lunedì 1 agosto 2011

Mai senza patata

Più che un doppio senso, un senso unico di siffrediana memoria.
Ma pure fuor di metafora, ditemi voi se si potrebbe vivere senza patate, uno dei motivi per cui sono più grata a Cristoforo Colombo di essersi imbarcato per quel viaggio assurdo.
Patate fritte, ovviamente, a fiammifero, a disco, a tocchetti. Patate al forno (non meno gustose). Crocchette di patate (gialle o verdi, con o senza ripieno). Gnocchetti di patate. Zuppa di patate. Tortini e soufflè di patate. Purè di patate. Patate bollite, calde, fredde, con buccia, senza. Patate al cartoccio (magari con cuore di olio aromatico). Mi è impossibile immaginarmi senza.
Ed ecco a voi un'altra superba interpretazione di Sua Maestà La Patata: la pasta lievitata, un prodotto culinario altamente versatile, che si presta addirittura per preparazioni dolci. Devo questa ricetta preziosa ad uno dei più fecondi corsi di cucina fatti dalla Lisa (scuola di cucina il Girasole).
Vi occorrono:
530 g di farina 0 (qualcosa di più circa per impastare),
230 g di farina di grano duro (o manitoba, o anche un insieme delle due)
450 g di patate
400 g di acqua (circa)
120 g di olio d'oliva
un cubetto e mezzo di lievito di birra
4 cucchiaini di sale
un pizzico di zucchero

Per prima cosa pelate e riducete le patate a cubetti e cuocetele a vapore.
Il bambino di pane dopo un'ora di lievitazione
Sciogliete il lievito in metà dell'acqua col pizzico di zucchero. Come si sa i lieviti in questo modo "mangiano" lo zucchero e si attivano velocemente. Va evitato al contrario il contatto diretto fra lievito e sale, perchè quest'ultimo inibisce la lievitazione.
Mescolate le farine con il sale formando la classica fontana. Create un buco nel mezzo in cui inserirete le patate lesse schiacciate (con l'apposito attrezzo o anche coi rebbi di una forchetta). Iniziate a versare l'"acqua lievitata" e ad impastare aiutandovi con una forchetta. Aggiungete l'olio e il resto dell'acqua: regolatevi con la quantità in base a quanta ne assorbe la farina, il chè dipende anche dall'umidità dell'aria. Una volta ottenuto un impasto coeso, morbido e piuttosto appiccicoso, formate una palla e lasciate lievitare per un'ora circa in una terrina che sigillerete con la pellicola trasparente lasciando però uno sfiato per l'aria. Il volume dovrà raddoppiare.
A questo punto sgonfiate il vostro bambino di pane, impastate ancora un po' aiutandovi eventualmente con farina aggiuntiva e/o ungendovi le mani. Non temete: l'impasto appiccica, è normale, ma con un po' di pazienza riuscirete a domarlo. Ora avete tre alternative, una delle quali declinabile in decine di versioni.
Gnocco con passata di pomodoro e romsmarino
1) Gnocco al forno. Spiaccicate con le mani su una teglia l'impasto. Non è necessario, e praticamente impossibile, tirarlo con la cannella. Con queste dosi riempirete una teglia da forno. Potete lasciarlo nudo ed eventualmente farcirlo all'interno con quel che vi piace a mò di panino a cottura ultimata oppure impreziosirlo di origano, pomodorini, aglio, rosmarino, pancetta, grana, cipolla, passata di pomodoro, insomma qualsiasi cosa la fantasia vi suggerisca. Cuocete a 180° per mezz'ora.
2) Paste fritte. Per questa preparazione potreste avere bisogno di ulteriore farina nella fase di impasto, perchè dovrete ottenere un composto che si possa tirare con la cannella. Una buona idea può essere anche quella di diminuire l'olio di 50 g. Quando lo avrete, fatelo e tirate la pasta di circa 7 mm di spessore. Ricavate delle strisce irregolari, ponetele ben distanziate su un canovaccio e lasciate lievitare fino a che diventano spugnosi. Friggete poi in olio prondondo non troppo caldo. Accompagnate con salumi, sottaceti, pomodorini, mozzarelle, o anche nudi e crudi (anzi fritti).
3) Ciambelle dolci. Idem come sopra per l'impasto, ma in questo caso formate delle palline che bucherete al centro e modellerete a ciambella. Dopo la lievitazione, friggete e ricoprite di zucchero semolato.

Nessuno penserà che le patate abbiano a che fare con queste preparazioni, e invece le maliarde ci sono eccome e anzi sono proprio loro a conferire ad esse una poetica morbidezza!