Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

venerdì 28 dicembre 2012

E liberaci dai fagioli insipidi: i legumi sotto vetro autoprodotti

Oggi ho tagliato il nastro inaugurale di un nuovo strumento, osannato e temuto, che ha preso posto nella mia cucina (regalo natalizio dell'amorevole amato coinquilino umano): la pentola a pressione!
Sono cresciuta con l'idea che fosse una specie di presidio bellico legalizzato, pronto ad esplodere, a mutilare casalinghe e buttar giù interi palazzi. Poi però documentandomi un poco mi è parso di capire che il rischio fosse più leggendario che reale.
E dunque: la pentola a pressione. La mia è la mitica Lagostina, da 7 litri. Per utilizzarla basta leggere le istruzioni incluse: solo un dettaglio non era molto chiaro e dunque lo sottolineo, e cioè che il pirulo (termine tecnico) della "valvola di esercizio", quello che si vede nella foto davanti al manico del coperchio, deve essere messo in orizzontale!
Il battesimo della mia pentola a pressione è avvenuto con la preparazione delle lenticchie sottovetro, meravigliosa alternativa a quelle in scatola, naturalmente replicabile per tutti i tipi di legumi. Se anche voi come me trovate inquietante l'acquetta di conservazione dei legumi in scatola e vi è capitato di assaggiare piselli e fagioli veri e non riconoscere se fossero parenti di quelli "finti", ebbene...provate! Naturalmente non è essenziale avere la pentola a pressione, ma sicuramente si accorciano i tempi e quindi si risparmia gas! E in ogni caso, si limitano i processi industriali, i rifiuti, i costi (ambientali e non solo) di trasporto delle scatolette nei supermercati, etc...
Prendete quindi i vostri legumi secchi (o anche freschi, ma sicuramente cambiano i tempi di cottura), ammollateli se necessario, metteteli nella pentola con il doppio della quantità di acqua, una manciata di sale e uno spicchio di aglio. Le mie lenticchie non avevano bisogno di ammollo e quindi le ho semplicemente sciacquate e messe in pentola: per 300 g di legumi, 20 minuti di cottura da quando essa, la pentola, ha iniziato a sibilare (inquietante!). Potevo anche ridurre i tempi di almeno 5 minuti.
Una volta cotte le ho imbarattolate, ho aggiunto un filo d'olio, anche per migliorarne la conservazione, un pizzico di rosmarino e una grattata di pepe. Per creare il sottovuoto ho immerso i vasetti ben chiusi in acqua fredda (almeno 5 cm sopra le loro teste), ho portato a bollore e contato 20-30 minuti da quel momento; quindi li ho lasciati raffreddare.
E adesso si salvi chi può..........mi partirà il trip di imbarattolare ogni specie di legume!!!!!!!!!!!


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lunedì 24 dicembre 2012

Forse i Maya avevano ragione...

Forse parlavano per metafore.  
"Fine del mondo", e noi trogloditi ad aspettarci cataclismi, fulmini e saette.
Io l'ho capito, amici, era solo per dire: fermiamoci un secondo, facciamo un bel respiro, contiamo fino a 10. E poi, magari, ricominciamo daccapo, ripartiamo da zero, tabula rasa.
Grandi Maya, voi sì che eravate avanti! Sì perchè se ci aveste detto che sul finire del 2012, nonostante tutto, la mummia sarebbe risorta dalle sue ceneri, rinverdito da una fidanzata-badante, e che tv e giornali sarebbero state nuovamente invase da lui, dal suo piglio da venditore di tappeti, dai mi consenta e me ne vado, dai meno IMU per tutti più figa per me, noi no, amici Maya, non ci avremmo creduto.
Più plausibile era pensare ad un allineamento nefasto di qualche corpo celeste, uno sconquasso e addio Terra.
E invece no, niente del genere; e dir che sarebbe stato forse meglio concluderla così, con un bel botto e chi s'è visto s'è visto, piuttosto che scavallare questo difficile anno vecchio e traghettarci in quello nuovo portandoci appresso la mummia.
E allora ditemelo voi, amici Maya, voi che lo avevate previsto, come si riesce a congedarsi dalla storia lasciando ai posteri il luminoso ricordo di una civiltà progredita e lungimirante? Siamo ancora in tempo noi per tentare, almeno, questo miracolo?
Sì, perchè se la mummia riesce addirittura a far parteggiare apertamente per Massimo Giletti, la situazione è grave (ah, e comunque, Massimo: lui ti propone l'alternativa "me ne vado" e tu non la sfrutti?? La prossima volta la risposta è -segnala!: "Certamente, prego l'accompagno e non inciampi scendendo le scale").

Il miracolo potrebbe essere questo: è dura, lo so, ma voglio crederci.
A-F-F-O-S-S-I-A-M-O-L-O
In senso politico, s'intende. Nemmeno un voto, a parte il suo, quello della sua badante (ops...fidanzata), di Piersilvio, di Marina e di Barbara D'Urso.
Basta, a casa, di fianco al caminetto a fare il nonno, con la Francesca che ti prepara la minestrina in brodo, a rimembrare i bei tempi andati in cui Gaddafi piantava la tenda nel tuo giardino, Mubarak mandava in asilo politico nipoti avvenenti e le igieniste dentali sapevano fare il loro mestiere.
Basta, lasciaci soli col nostro dolore, alle prese con la dura realtà, col dubbio di non farcela, ma con la speranza, per lo meno, di inginnocchiarci con uno straccio di dignità.
Basta, non è la tua l'immagine con cui vogliamo presentarci nel mondo o congedarsi da esso, se la nostra ora verrà.
Lasciaci credere nel miracolo di riuscire ad essere un po' Maya anche noi.


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sabato 15 dicembre 2012

Se un pomeriggio d'inverno ti ritrovi...in Scimmia

Quando il gatto manca, si sa, i topi ballano. E se il gatto è a Londra e il topo sa che ha quintali di panni da stirare, il topo decide di darsi una buona ragione per dedicarsi alle faccende domestiche: accenderà il computer (perchè la tv non ce l'ha) e in streaming guarderà Amici. 
Il topo sono io e il gatto (l'amorevole amato coinquilino umano) mi ha convinta da un paio d'anni a disintossicarmi dalla tv: ne guardavo troppa, rigorosamente di basso profilo, e l'accendevo ormai come abitudine, anche mentre facevo altro in giro per casa. Amici era poi il pomo della discordia: pornografia sociale, terrorismo legalizzato, secondo il gatto, perchè propone come vincente un'immagine di inettitudine e falsità.
Ebbene, dopo due anni in cui quel nulla che guardavo si è fatto rapidamente dimenticare senza dolori, ritorno al passato, con un ferro da stiro in mano e un vago senso di trasgressione.
Ad Amici è come a Beautiful. Se anche sono due anni che non lo vedi e magari compare qualche faccia nuova, ritrovi sempre la confortante certezza che Brooke l'avrà data per sbaglio al figlio del genero di suo nonno e che probabilmente sarà incinta (del nonno, si scoprirà poi). Ad Amici c'è sempre la Celentano che guarda le gambe delle ragazze e Garrison il pacco dei ragazzi. Niente di nuovo da segnalare.
Ma a mezz'ora dalla fine la novità arriva ed è La Scimmia. Una "vera" scuola mediatica. Con ragazzi che non sono riusciti a completare il liceo che frequentano un anno di scuola sotto i riflettori, con tanto di professori di diritto, inglese, latino e così via.
Già una scuola che ha il nome gergale della crisi d'astinenza dei tossici mi lascia un po' perplessa...(o è "scimmia" nel senso di "ominide"?). E quello che vedo dopo incrementa la mia perplessità. C'è il (più) somaro, che ovviamente ha un ciuffo improponibile in testa e che ovviamente è tanto buffo ed è quello che televisivamente ha più spazio. Poverone, ha preso 4 in diritto. Ma quella è una scuola seria, ci sono anche le sospensioni. E infatti uno di color che son sospesi ci invia un videomessaggio stile "Le mie prigioni" (omioddio) dei suoi giorni lontano dalla Scimmia.
Oggi però il somaro ha la sua occasione di riscatto: articolo 3 della costituzione, l'uguaglianza. Sarebbe bello che la legge fosse uguale per tutti ma poi si vede che non è così. Per il resto non è che sull'uguaglianza ci sia molto da spiegare, si capisce. Tutti ridono a crepapelle.
Il somaro prende un altro 4, Maria ridacchia pure lei e gli dice di prepararsi la prossima volta. Qualche minuto di lezione di inglese con il professore che viene irriso da Garrison per il suo very British English ("sembra che abbia un dito nel culo" ipse dixit. E il congiuntivo non so nemmeno se lo dixit).

Ragazzi, non è buffo, è tragico. Ed è tragico che qualcuno, qualche adulto addirittura, tutto questo lo trovi buffo.
Ragazzi, è la zia che vi parla, la vostra sorella maggiore: la scuola non è questo, non deve esserlo, e se mai lo sarà spero davvero che Mandarini e Saraceni occupino presto le nostre case e i nostri uffici e negozi, radano al suolo le nostre chiese e scuole, vadano al potere, mentre noi, ai semafori, per due spiccioli, vendiamo quotidiani e laviamo i vetri delle macchine.  


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domenica 11 novembre 2012

L'eleganza della mortazza

Ovvero, la bavarese di mortadella con ristretto all'aceto balsamico.
Come realizzare un antipasto godurioso, di grande effetto, facile e raffinato, imparato ad un corso sulla cucina a km 0 tenuto da un ottimo docente.
Ingredienti:
350 g di mortadella (a esser pignoli, di Bologna Igp)
120 g di latte
1 foglio di colla di pesce (circa 5 g)
una manciata di frutta secca (ideale pistacchi, io avevo i pinoli e ho messo...guarda un po', i pinoli)
200 g di panna liquida
sale, pepe, noce moscata
pane per bruschette (io ho usato quello di Verica, sempre per ispirarmi ai km 0)
aceto balsamico non eccelso
1-2 cucchiai di zucchero

Con queste dosi si ottengono circa otto tortini.
Tenete da parte o tagliate qualche fetta di mortadella per avvolgere la base di ogni tortino.
Mettete la colla di pesce nel latte e fatelo scaldare (ma non bollire) per sciogliere la gelatina.
Tritate la restante mortadella con il latte intiepidito. Montate la panna e incorporatela delicatamente. Aggiustate di sale, pepe, noce moscata. Unite la frutta secca.
Tutto qui? Ebbene sì. Il resto lo fanno gli stampini e il tempo. Riempite gli stampini col composto ottenuto: gli ideali sono quelli di alluminio usa e getta o -se volete essere più ecologici- quelli in silicone da muffin (ma con i primi è molto più comodo liberare i tortini senza rovinarli). Lasciate in frigo almeno 3 ore.
Preparate il ristretto all'aceto -che, credetemi, dà a questo antipasto un tocco in più. Prendete un aceto balsamico tremendo, di quelli acidi da due soldi. Mettetene un po' in un pentolino, con 1-2 cucchiai di zucchero. Fate sciogliere lo zucchero senza farlo bruciare, mescolando di tanto in tanto. Quando si vela il cucchiaio il ristretto è pronto e raffreddandosi diventerà ancor più denso.
Se poi avete a disposizione un vero aceto balsamico tradizionale di Modena questo procedimento non serve: è già perfetto così.
Sformate le bavaresi sul piatto da portata, decorandole con le fette di mortadella e accompagnandole con bruschette e il ristretto di aceto.
Con lo stesso procedimento di possono bavaresizzare altri salumi e -immagino- anche il salmone affumicato. Proverò sicuramente!

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martedì 6 novembre 2012

Budapest: niente di più facile

Meta assolutamente suggerita!
Simile a Praga (dicono). Meglio, secondo me.
La Parigi dell'est (dicono). Meglio, qui lo dico e qui capisco di dirla grossa, ma confesso che al primo impatto mi ha colpita anche di più di Parigi. 
1) Comoda da raggiungere. Poco più di un'ora di volo. Mamma Rayan ha voli a tariffe molto convenienti anche da Bologna. Io ho speso 50 euro andata e ritorno (solo bagaglio a mano, ovvio) con frizzi lazzi tasse surplus per pagamento con carta di credito (ah, un messaggio per la Ryanair: quali altre forme di pagamento sono previste? e soprattutto: 25 euro di spese amministrative??? ma dovete sigillare i documenti con la ceralacca rifinita in oro zecchino???).
2) E-CO-NO-MI-CA. Si trovano ottime soluzioni per dormire con 15 euro a notte (anche meno se ci si adatta o si divide un appartamento in più di 2 persone). Mangiare (e bere) bene a poco prezzo è la norma.
3) Suggestiva e a portata di scarpe. Girarla a piedi è semplice, senza troppe guide e itinerari prestabiliti, ed è un ottimo modo per lasciarsi sorprendere dagli innumerevoli scorci affascinanti: i palazzi, i ponti sul Danubio, le colline di Buda, i monumenti illuminati la sera, davvero una bella città. Peraltro pulita e ordinata.
4) Persone cordiali. Non è raro trovare anche qualcuno che parla e/o capisce l'italiano, comunque in generale la gente è disponibile e gentile.
5) Le terme. E soprattutto le terme Rudas il martedì (per le donne). E' famosa anche per i numerosi centri termali, quindi non si può lasciare Budapest senza una salto alle terme (uno per ogni giorno di permanenza, per quanto mi riguarda), che sono anche economiche come tutto il resto. In media l'equivalente di circa 10 euro per tutta la giornata (con vasche termali, sauna, bagno turco). Donne: andate alle Rudas il martedì (e dimenticatevi il costume, se vi aggrada). Se siete "misti" andateci nel weekend (tutti gli altri giorni solo uomini). Comunque...andateci!
6) Il Szimpla Kert. Preziosissima segnalazione di una compagna di viaggio incontrata all'aeroporto e  innamorata di Budapest. Un pub. Sorprendente. Stile berlinese. E quando avrete finito di guardarvi intorno a bocca aperta (o in una pausa) prendete un hamburger. Provare per credere.
Penso che possa bastare per accontentare un po' tutti. Io ci tornerò. Di martedì ovviamente.

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martedì 23 ottobre 2012

Chi di choosy ferisce

Tramortita forse da Christian Grey, ci voleva la Fornero per darmi una scossa e ricordarmi che ho un mio blog, una cuccia calda, solo mia, ma con una finestrella sul mondo.
Dunque questa ministra, che a giudicare dal numero di merde che ha pestato in un anno dovrebbe essere fortunatissima, non ha però grande fortuna con le parole.
Choosy. Allora, la mia prof del ginnasio l'avrebbe crocifissa solo per la scelta lessicale. L'inflessibile professoressa Di Re, che imponeva ai suoi studenti di usare "passatempo" invece di "hobby", le avrebbe detto che l'italiano è una lingua ricca di termini e sfumature (altro che le 50 del signor Grey...omioddio, ancora lui) e che non c'è ragione di prendere in prestito quelli di un'altra lingua per dire la stessa cosa che potremmo dire usando la nostra.
Comunque, choosy. Esigente. Non dobbiamo essere esigenti in termini di lavoro.
Esistono vari piani dell'essere choosy.
1. Esigere un lavoro consono alle proprie competenze.
2. Esigere un lavoro consono ai propri sogni.
3. Esigere un lavoro in cui essere imprenditore di se stessi.
4. Esigere un lavoro in cui si fa qualcosa. 
5. Esigere un lavoro in cui ci si mette alla prova con qualcosa di nuovo.
6. Esigere un lavoro con poche responsabilità.
7. Esigere un lavoro che lasci del tempo libero. 
8. Esigere un lavoro in cui l'impegno sia riconosciuto e premiato in uno dei modi descritti ai punti 9 e 10.
9. Esigere un lavoro stabile, che permetta di fare progetti a lungo termine.
10. Esigere un lavoro che se precario deve essere, almeno sia ben pagato.
Ora, ho da tempo verificato che sul punto 8, che implica i punti 9 e 10, non c'è altra choose che accettare il motto del mercato del lavoro che è stato approntato per noi giovani, giovinastri ed ex giovani, ovvero "ti pago poco e posso pure darti un calcio in culo da un momento all'altro".
Pertanto, avendo rinunciato da anni ad essere choosy laddove non c'è choose, sono diventata talmente choosy su tutto il resto che accetto qualsiasi lavoro risponda ad almeno uno dei punti elencati dall'1 al 7.
E siccome nessuno di questi lavori mi offre le condizioni di cui ai punti 8, 9 e 10, vado avanti ad accettare diversi lavori contemporaneamente, il chè fa di me una multi-chooser ossessivo-compulsiva e rende la mia vita e i miei piani piuttosto confusi, specie per quanti oggi si lamentano del fatto che dovranno lavorare qualche anno in più per una pensione che io domani non avrò mai.
Il risultato è che non so se mai imparerò a fare davvero bene qualcosa, nè tanto meno se capirò quale sia il mio lavoro, e che spiegare il perchè di tutto questo a chi una qualche forma di scelta l'ha potuta fare e/o a chi in posizione di potere sceglie -eccome- di piazzare i propri parenti (vedi la choosyissima figlia della Fornero) diventa sempre più difficile.

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venerdì 21 settembre 2012

Cinquanta sfumature, ma anche meno

Ho ceduto.
Incuriosita dalle numerose estatiche adepte di questo caso letterario, ho ceduto e l'ho letto.
Non sono fra quelli che nei giorni del festival di Sanremo si crogiolano di beatitudine e autocompiacimento nel dire a tutti che loro no, non lo guardano, e anzi non conoscono nemmeno un brano che abbia vinto Sanremo. Mi sottrarrò pertanto anche dalla schiera delle femmine sdegnate che recensiscono questo libro come un'offesa alla dignità, noioso, scritto male e quant'altro.
Allora. Non è letteratura d'alto livello, ok: la prosa non ammalia, i dialoghi -inclusi gli infiniti scambi di email- sono piuttosto piatti, anzi talvolta sono involontariamente imbarazzanti (- Faremo l'amore? - No, io non faccio l'amore. Io fotto senza pietà. Questo non lo dimenticherò finchè ho vita).
I personaggi sono tutti poco credibili, a cominciare dai protagonisti. Bella, intelligente, spiritosa, colta, sensuale, 21enne. Vergine. Nemmeno una toccatina ogni tanto, nemmeno fai da te, tabula rasa. Completamente inesperta.
Bellissimo, erotico, ricco, realizzato, pilota di elicotteri, alianti, catamarani, musicista provetto, colto, ironico, generoso, galante, perverso e tormentato quanto basta. Giovane. V-E-N-T-I-S-E-T-T-E anni. L'età giusta per far brillare di luce propria tutta la mercanzia estetico-genitale che ovviamente la natura gli ha fornito. Ma in che mondo un uomo così giovane sarebbe già così??!!
Comunque lo accetto. E' una fantasia. E comprendo che la storia fra una comunissima parrucchiera con la cellulite che sbaglia il congiuntivo con un operaio in cassa integrazione che ogni tanto si concede un puttan tour sarebbe stata meno entusiasmante.
Detto questo, le prime 100-150 pagine scorrono via bene e le scene erotiche sono un porno soft adatto a solleticare la fantasia di una donna: scritte da una donna (che ne ha provate di ogni, quella vecchia porcona!), sanno raccontare le sensazioni che le donne fortunate hanno provato almeno ogni tanto e quelle meno fortunate anelano di (ri)provare, magari un po' più spesso.
Successivamente il libro si perde in un loop alquanto ripetitivo (non morderti il labbro, ti fotto, occhi al cielo, ti fotto, ti punisco e ti fotto, ti fotto e ti punisco) e l'eroico Christian Grey -dapprima l'uomo che ogni donna sogna- finisce per diventare opprimente e per far rimpiangere l'operaio in cassa che non si sognerebbe mai di fare la sua comparsa alla pensione Il Gabbiano quando sei andata due giorni a Pinarella a trovare tua madre.
E delle cinquanta promesse sfumature se ne colgono non più di due o tre.
Onore comunque al merito di un libretto che con due capezzoli turgidi (ci mancherebbe) e un'erezione colossale (niente meno) ha sdoganato l'argomento "fantasie erotiche femminili". Esistono. E di sfumature ne hanno ben di più di cinquanta, cari i miei signori uomini (a breve, solo per voi, il post Diventare Christian Grey in 10 mosse).

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martedì 28 agosto 2012

Più gatto per tutti

Ai gatti devo molto del mio (scarso) equilibrio mentale.
Una frase, fu una sola semplice frase che mi convinse a prendere il mio primo gatto, Romeo, detto il Rude.
E ancora una volta una frase (quella qui riportata), mia questa volta, ha convinto un'amica ad aprire la sua casa a due gattine e ne sono molto orgogliosa.
Alla luce del mio recente successo mi sento pertanto corroborata a perorare ulteriormente la causa gatta.
Di questi tempi, credetemi, è essenziale. Con la crisi che avanza, le certezze che vacillano, i dubbi che aumentano, i rapporti interpersonali che si fanno più tesi: un gatto che vi aspetta a casa è quel che ci vuole. Se poi i gatti sono due i benefici si elevano al quadrato (e i "disagi" restano gli stessi che con un solo gatto) (n.d.r Ecco...ehm...se sono tre (in 60 mq) probabilmente avrete qualche disagio in più e avrete la certezza che siete un po' matti).
L'accoglienza che il gatto vi riserva non è quella spasmodica e pretenziosa del cane: animale meraviglioso, tutto adorazione e dedizione per il padrone, ma un tantino ansiogeno in questo periodo in cui ci sentiamo piccoli ingranaggi di un sistema che pretende da noi sempre di più, sempre meglio, sempre più veloce, sempre al minor prezzo. Il gatto ha una presenza composta, tutta modulata sul modo in cui voi avete voglia di porvi con lui: e se non lo abituerete ad essere di norma salutato, considerato, coccolato si costruirà in un batter d'occhio quella corazza sprezzante e altezzosa che gli è valsa l'immeritata fama di animale poco empatico.
Prendete un gatto (due, che è meglio), amatelo, e lui vi amerà.
Vi amerà soltanto perchè gli date da mangiare. Balle. I miei gatti apprezzano i cat-sitter che li nutrono in mia assenza, magari li blandiscono per essere sicuri di avere il cibo, ma amano me.
Prendete quindi due gatti, amateli, e dedicatevi al cat-watching.
Ogni gatto ha la sua "faccia", le sue espressioni, il suo modo di miagolare (o non miagolare affatto), i suoi comportamenti buffi, le sue posizioni per dormire, i suoi rifugi, le sue reazioni rispetto alla paura, il suo modo di giocare, di esplorare, di fare le fusa (o non farle), di vivere l'ambiente circostante, di rapportarsi ai suoi simili, agli umani che conosce e a quelli che non conosce. Insomma, il suo carattere. Miriadi di possibilità di osservazione.
E perchè mai dovrei farlo, vi chiederete. Per stare meglio. Per staccare, anche solo per pochi minuti, dalle preoccupazioni e dai pensieri cupi, dalla noia, dall'insoddisfazione, dalla giornata che è andata storta, dalle cose che vorremmo e non arrivano, dalle cose che non vorremmo e arrivano, dalle cose che nemmeno noi sappiamo come le vorremmo davvero.

Al mio amor Rude, Romeo. Perchè anche se hai paura di un'aspirapolvere è bello giocare a fare l'impavido esploratore scalatore di alberi (nel giardino recintato e senza nemici).
Al mio amor Baldoso, Baldo. Perchè se qualcuno ti pesta la coda è più facile pensare che una forza sovrannaturale ti abbia fatto del male e non certo quel qualcuno che tu ami tanto.
Al mio amore Oscarino, Oscar (Pistorius). Perchè se anche sei zoppo, l'importante è fare come se non lo sapessi.

Romeo
Oscar


Baldo


 
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mercoledì 22 agosto 2012

L'estate sta finendo...ed ecco che spunta LA DIETA

Più puntuale dell'equinozio d'autunno, ecco che scavallata la metà di agosto, con le giornate che si accorciano e quella mezza nostalgia dell'estate che se ne va, io e l'amorevole amato coinquilino umano ci mettiamo a dieta.
L'anno scorso io, quest'anno lui: siamo grassi, dovremmo metterci a dieta
Il 90% delle persone si mette a dieta semmai prima dell'estate, magari poco prima, della serie 5-kg-in-5-giorni in vista della prova costume.
Noi no. Finchè l'aria è frizzante e i centimetri di tessuto abbondanti ci culliamo nei nostri ordinari eccessi alimentari con grande disinvoltura. Poi arriva l'estate, che per quel suddetto 90% significa: 1) non si accende il forno; 2) non si frigge; 3) non si accendono piastre e fornelli; 4) il caldo fiacca l'appetito e si ha una gran voglia di frutta e verdura.
Per noi no. Mangiamo quanto prima, anzi di più. Le attività al punto 1, 2 e 3 vengono praticate anche contemporaneamente, in completo disprezzo di anticicloni e compagnia bella. In più si beve, birra e vinello "per rinfrescarsi" (frutta e verdura "impomano"). In più si esce più di frequente, si sta più spesso in compagnia...e non si può mica mangiare un'insalata. E...attività sportiva, questa sconosciuta: troppo caldo (per magnare un capriolo in salmì no però).
Ma quando l'estate volge al termine, complice qualche foto impietosa a lardelli e balzelli, ecco che in un rigurgito di autocoscienza la verità emerge lampante: l'età, la serenità, l'amore, quello pacioso che si è conquistato divano e pantofole, fanno ingrassare.
E allora, a-a-a-ttenti! Regole, ci vogliono delle regole.
12 giorni. Due pasti liberi. Ogni sgarro è un giorno in più di dieta. Ci si pesa ogni 4 giorni. Più carne/pesce, meno pasta, niente pane.
Cibi da consumare a go-go, come se non ci fosse un domani: fagiolini, insalata, carote scondite...(n.d.r.: Ehi, ma dico?! Vi sentite voi dietologi??!! Ma chi mai e per quale orribile evento della vita può desiderare di ingolfarsi di fagiolini bolliti e carote scondite?).
Attenzione però perchè il muscolo pesa di più del grasso, quindi magari chi fa esercizio fisico non perde peso perchè sta aumentando la massa muscolare. Ho ovviato a questo annoso incoveniente premurandomi di non muovere assolutamente neanche un muscolo.
Ovviamente mi sento già più magra ma ovviamente sono incarognita, perchè ad esempio vorrei una birra e un pacchetto di grissini.
In ultimo una constatazione. Il maggiore apporto proteico comporta, insieme a quegli assurdi snack spezzafame tipo le mousse di frutta o i chips alla mela, un maggiore dispendio economico (oltre che -sigh!- elevati costi ambientali).
Ne ho concluso che nella nostra malata civiltà essere magri è, pure quello, roba da ricchi.

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domenica 19 agosto 2012

Paella senza padella

Ovvero senza la tipica padella in cui si cucina e si serve e da cui il piatto prende il nome.
Di ritorno da Madrid e data la mia nota passione per il riso non potevo non provare questa specialità, che per la verità avevo già cucinato in passato, ottenendo però un effetto molto risotto e poco paella. Prendendo invece qualche spunto qua e là in internet ho ricreato un effetto molto vicino all'originale.
La crosticina c'era ma l'ho mangiata prima che mi venisse in mente di fotografarla;)
Ecco come ho fatto.
1) Mi sono procurata una confezione di vongole e cozze sottovuoto vendute insieme alla "loro acqua": ho messo quindi un giro d'olio e uno spicchio d'aglio in un tegame, ho unito i molluschi con l'acqua e tutto e chiuso il coperchio per farli aprire. 
2) Nel frattempo ho tritato una piccola cipolla, l'ho messa in padella con un po' d'olio, l'ho fatta appassire e ho aggiunto il petto di pollo tagliato a cubetti. A cottura quasi ultimata ho messo anche un peperone giallo tagliato a listarelle e una zucchina a dadini. In ultimo ho completato con i molluschi prelevati dal loro brodo -da conservare!- sgusciati (se volete fare un po' di cinema tenetene da parte alcuni con il guscio come decorazione) e i gamberoni decongelati. Una punta di peperoncino, sale, pochi minuti ed è fatta.
3) Ho allungato il brodo dei molluschi con un po' di acqua e sale e aggiunto una bustina di zafferano (volendo anche 2).
4) Questa volta non ho precotto il riso, ma la prossima volta lo farò e vi suggerisco di fare altrettanto: bollite il riso e scolatelo ancora molto al dente.
5) Ho preso una tortiera a bordi alti, l'ho irrorata di olio sul fondo e ai lati, ho inserito tutti i condimenti con il loro sughetto e il riso, in modo da riempirla. Ho ricoperto di brodo di pesce e messo in forno a 180°C. Suggerisco di coprire con un foglio di alluminio da togliere solo negli ultimi minuti.
Il concetto è che il riso deve essere cotto e formare una crosticina in superficie: non va quindi mai mescolato. Partendo dal riso crudo ci vuole una mezz'oretta, ma col riso parzialmente cotto i tempi si abbreviano e il risultato è sicuramente il medesimo!
Un po' di Spagna in casa propria, olè.

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venerdì 17 agosto 2012

MA-estosa MA-gnetica MADRID!

Il motivo principale per cui ho scelto questa meta era accompagnare un'amica al Prado a vedere il quadro su cui sta facendo la tesi (Las Meninas di Velasquez). Non mi ero documentata per niente su questa città e non mi ero creata particolari aspettative.
Volo Ryanair da Bergamo, 200 euro: sicuramente prenotando con maggiore anticipo si poteva fare di meglio (e non andando a cercare troppe volte la stessa tratta dallo stesso pc, perchè ho scoperto che...se ne accorgono e fanno lievitare il prezzo). Abbiamo però recuperato con l'ostello a 15 euro a notte! Camerata femminile da 6 al Barbieri International: a due minuti dalla Gran Via (nel quartiere gay), decoroso e con personale molto disponibile. Il bus dall'aeroporto al centro costa 5 euro (!!), ma per il resto si possono risparmiare i soldi dei mezzi pubblici perchè i classici posti "da vedere" sono tutti raggiungibili a piedi dalla Gran Via. Peraltro il clima è molto piacevole: in agosto il sole picchia, ma c'è sempre un bel venticello e la sensazione non è quella del caldo appiccicoso padano. Per mangiare/bere c'è l'imbarazzo della scelta, per tutte le tasche: i locali, più o meno caratteristici, si sprecano e, secondo la leggenda, tengono aperto fino a tardi (noi abbiamo mangiato la paella all'una di notte!). Inoltre è una città non pericolosa, perchè di notte c'è sempre gente in giro nella maggior parte delle strade. Dicono di stare all'occhio coi borseggiatori; io comunque non ho avuto nessuna brutta sorpresa nemmeno in tal senso.
Da non perdere: 1) il parco del Buen Ritiro, con gli scoiattoli, il palazzo di vetro e soprattutto le barche a remi sul lago (barche da 4 persone: 4,65 euro per 45 minuti)! 2) la salita (gratuita) al Palazzo delle Comunicazioni: ascensore fino al 6° piano e poi circa 90 gradini....e dall'alto tutto cambia! 3) una passeggiata con il naso all'insù per ammirare i numerosi palazzi eleganti: una città piena di classe e di charme, tra l'altro molto pulita. 4) il Palazzo Reale e da lì fino a Plaza Major e il mercato di San Miguel. E al mercato tapas (olive, tartine, etc) e sangria, olè! 5) il museo del Prado. Forse non è necessario starci 8 ore come ho fatto io, ma è davvero ricco e in ogni stanza c'è almeno un quadro per cui vale la pena essere lì e spendere 12 euro (un prezzo onesto rispetto al patrimonio in esposizione).
Insomma, una meta consigliatissima, nel complesso economica, che si lascia "cogliere" in un paio di giorni pieni. Divertente, rilassante, coinvolgente.

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giovedì 9 agosto 2012

Schwarzer e i dopati a propria insaputa

Caro Alex, ammetto che la mia prima reazione alla notizia del tuo doping è stata che mi è venuto da sorridere pensando a te con tuo fratello, lassù fra i monti, le vacche e i kinder pinguì.
A seguire ho pensato: che stronzo. Ti piace vincere facile. Delusione.
Chi non lo ha pensato? Certo lo ha pensato chi ti conosce e ti vuol bene; ma anche chi non ti conosce, anzi qualcuno fra questi ultimi si è affrettato a chiamarti pure ladro e traditore.
Oggi che le tue lacrime alla conferenza stampa rimpallano su tv e internet, mi accorgo come la tua vicenda sia emblematica di una certa schizofrenia riguardo ad errori, leggerezze e reati dei personaggi pubblici.
Ladri e traditori ne siedono tanti in Parlamento. Anche nel mondo dello spettacolo e dello sport abbondano coloro che, pur guadagnando cifre indecorosamente elevate, vengono scoperti a frodare il fisco.
Non ricordo che qualcuno di loro abbia organizzato una conferenza stampa il giorno dopo essere stato colto con le mani nella marmellata, non ricordo lacrime, non ricordo ammissioni di responsabilità, di debolezza, non ricordo scuse. Non ricordo un "mi dispiace, ho sbagliato".
Adesso vogliamo la tua testa, vogliamo che tu di dimetta con ignominia dalla gloriosa arma dei carabinieri, vogliamo scoprire tutto di come sono andate veramente le cose: non puoi avere fatto tutto da solo, forse Carolina ti passava i siringoni di Epo malcelati dentro i kinder bueno (anzi no, quelli se li è mangiati tutti Andrew Howe), e poi adesso chi li sente i turchi, che li hai dipinti come i pusher d'Europa, etc etc.
E quelli in Parlamento, a cui regalano case vista Colosseo, quelli che si scapicollano per far uscire di galera una qualsiasi nipote di Mubarak, quelli che coi soldi degli elettori pagano la laurea a un figlio e la porsche all'altro, quelli che stanno tutta l'estate sullo yacht a Portocervo ma risultano nullatenenti e residenti alle Isole Cayman, quelli lì, che nemmeno si scusano e anzi negano l'innegabile dedicandosi con ottimi risultati -e senza bisogno di doping- allo sport nazionale di avere la faccia come il culo, rimangono dove sono o al massimo escono dalla porta di servizio e rientrano dalla finestra qualche mese dopo, senza che nessuno batta ciglio.
Beh, caro Alex, io ti voglio ringraziare. Grazie, perchè uno di quelli oggi, al tuo posto, se la sarebbe cavata con un sorrisetto strafottente e avrebbe detto di essere stato dopato a sua insaputa. 
Grazie perchè tu hai rinunciato a prenderci in giro. Hai tenuto gli occhi bassi, hai pianto, hai insegnato senza pudori ai tanti ladri e traditori di professione il difficile, trascurato, esercizio della vergogna.

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domenica 5 agosto 2012

Adoooro il pomodoro

Ed ecco finalmente il post sull'autoproduzione della conserva di pomodoro fatta in casa! Una tradizione contadina che mi riporta ai tempi in cui la mia nonna si dedicava anima e corpo a questo rito di mezza estate. Grazie alla complicità di mio "suocero" e della sua casa in campagna sono riuscita a riportare in vita questa tradizione, riveduta e corretta però in chiave moderna e senza fanatismi (tipo fare 4 quintali di pomodoro e alzarsi alle 5 del mattino). Il giorno del pomodoro è un bel momento di aggregazione, si passa qualche ora all'aperto e il risultato è un prodotto ottimo, controllato, che riduce la produzione di rifiuti, i viaggi dei camion che trasportano conserve fino ai supermercati, e dunque l'inquinamento, i gas serra e lo spreco energetico. Sa vot de piò?
Ognuno ha il suo procedimento, questo è il nostro.
Punto 1) I pomodori lavati e messi a bollire
1) Lavare più volte i pomodori (si comprano quelli da conserva, ovviamente presso qualche contadino di fiducia della zona). Basta l'acqua, solo per eliminare i residui di terra. Passarli quindi in un pentolone riempito per circa 1/4 del suo volume di acqua fredda.
Punto 2) Pomodori fatti asciugare al sole
2) Quando l'acqua è calda a sufficienza e la buccia dei pomodori inizia a rompersi, raccogliere i pomodori e distenderli con la polpa ben aperta al sole (che profumo!). All'inizio si lascia il fuoco acceso perchè solo pochi pomodori si rompono; quando tutti i pomodori sono rotti si spegne il fuoco e si trasferiscono tutti al sole. Noi usiamo un carretto su cui vengono messe delle cassette da frutta ribaltate ricoperte di tovaglie pulite. Lasciare i pomodori al sole per circa 3 ore: la polpa si deve seccare ben bene.
3) Passare i pomodori nell'apposito strumento che spreme la polpa e toglie la buccia e raccogliere il prezioso liquido in un pentolone. Noi aggiungiamo il basilico e basta (niente carote, cipolle, sale).
4) Imbarattolare, tappare bene e porre i barattoli nel pentolone con tanta acqua fredda in modo da superarne di una spanna l'altezza, far bollire e lasciare mezz'ora da quando l'acqua bolle. Passato questo tempo spegnere il fuoco e lasciare raffreddare il tutto (ci vorranno uno o due giorni). Questo procedimento serve a creare il sottovuoto (ve ne accorgerete perchè il tappo è incurvato verso il basso e quando lo aprite fa click).
Punto 3) La macchina spremi-pomodoro
Dopo 4 anni di esperienza posso affermare che la resa del pomodoro è circa il 40%: cioè per 100 kg di pomodoro otterrete circa 40 kg di conserva. I barattoli secondo me più comodi da utilizzare sono quelli da 330 cc che si vedono nella doto: contengono circa 260 g di conserva: si consumano in fretta una volta aperti e la loro forma li rende più pratici perchè occupano meno spazio degli analoghi di forma bombata. Ovviamente i barattoli di vetro dell'anno prima, lavati, si riutilizzano, mentre i tappi si comprano sempre nuovi.
Con circa 50 kg di pomodoro si lavora in 3-4 persone 2-3 ore la mattina, durante pranzo e penichella i pomodori si seccano al sole, e circa 2-3 ore anche al pomeriggio. Niente di drammatico quindi.
Allora, buon pomodoro a tutti!

Punto 4) La sterilizzazione
Il risultato finale!


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giovedì 26 luglio 2012

TFA: "Eran 300, eran giovani e forti..."

...e (almeno) l'80% sono morti.
Parafrasi. TFA sta per Tirocinio Formativo Attivo. E' la nuova via obbligata per chi vuole fare l'insegnante: un anno di tirocinio, a cui si accede a numero chiuso, dopo il quale si consegue l'abilitazione ad insegnare (ma non certo il ruolo e nemmeno necessariamente una cattedra annuale).
Poco meno di 300 eravamo oggi per 20 posti a disposizione per accedere al TFA della cattedra di "matematica e scienze" alle scuole medie. E mi premuro di sottolineare alle scuole medie. Pischelli di 11-13 anni. Tenetelo a mente perchè è importante.
Giovani. Beh, di una volta. Età media 35 anni. Uno spaccato perfetto di una realtà sconfortante: una generazione fa a 35 anni si aveva il lavoro, quello di una vita, da almeno 10 anni. Oggi a 35 anni magari hai una laurea, magari qualche altra specializzazione, ma non sai ancora dove sbattere la testa.
Forti? No, sconFORTati. Perchè ti siedi pensando di partecipare ad una prova di selezione per insegnare matematica e scienze alle medie e quando vedi i quiz ti coglie il dubbio di aver sbagliato stanza: è forse il TFA per la cattedra di analisi 1 a ingegneria?
Accetto scommesse: almeno l'80% dei partecipanti, fra cui verosimilmente la sottoscritta, non passerà il test e non accederà quindi alla prossima prova scritta (sì perchè non è mica finita qui!).

Cari voi chi-diamine-siete-che-avete-organizzato-questa-pagliacciata (ministri? sottosegretari? rettori?),
ok, questa ormai è andata, ahahahah, grazie, davvero uno spassoso pomeriggio. Qualche postilla da prendere in considerazione per la prossima volta:
1) gli unici "integrali" che fanno la loro comparsa alle scuole medie sono i crackers che qualche mamma salutista infila nella cartella del proprio bambino come merenda;
2) gli unici "seni" di cui si discute alle medie sono quelli della Deborah di 3°B, che in quanto Deborah deve sicuramente avere più tette delle sue compagne;
3) se deve essere una presa per il culo legalizzata (leggi: Sulla scuola non vogliamo investire un euro e anzi taglieremo sempre di più, quindi in realtà non ci servono nuovi insegnanti e anzi non sappiamo nemmeno più dove mettere i "vecchi", però per mettervi tranquilli vi raccontiamo che prendere l'abilitazione serve e che l'unico modo per prenderla è partecipare a questo test. N.d.R. e pagare 100 euro per la buffonata di oggi e 2500 per l'anno di TFA), suggerisco di intestare le buste con le domande con la seguente dicitura:
MIUR
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
Test preliminare di accesso al Tirocinio Formativo Attivo
Per me si va ne la città dolente
per me si va ne l'etterno dolore
per me si fa tra la perduta gente.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.

PS: e poi, dai, confessatelo che le due e dico due ore che sono state necessarie per identificarci, farci sedere e farci cominciare la prova, più le due ore e mezza in cui i candidati sono stati obbligati a stare seduti al proprio posto (niente bagno, niente possibilità di consegnare), erano un modo per far operare la selezione naturale su chi soffre di incontinenza e per stendere definitivamente i neuroni dei pochi superstiti...

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venerdì 20 luglio 2012

Quello che non ho

Quello che non ho sono 1700 euro. Quelli, per la verità, non li ho più. Tanto ho dovuto versare al condominio per spese arretrate e nuove. Ma ho una casina tutta mia (e della banca, almeno per i prossimi 15 anni) e un gruzzoletto sufficiente per vivere bene senza tirarmela troppo.
Quello che non ho è uno zio d'America con un'eredità milionaria. Ma ho sempre avuto tutto il necessario e anche quel tanto di più per spassarmela davvero ma senza suscitare invidie.
Quello che non ho è un lavoro sicuro, remunerativo, appagante, stimolante, confacente al mio livello di istruzione, vicino a casa, che mi lasci un po' di tempo libero. Ma ho una serie indefinita di lavoretti più o meno inerenti i miei studi che mi hanno consentito di arrivare fin qua e un embrione piccolo piccolo di un sogno grande grande che con i miei studi c'entra poco o niente.
Quello che non ho è un matrimonio. Ma ho da nove anni un compagno di vita che è come l'aceto balsamico DOP, col tempo migliora (e comunque prima o poi mi sposerà;).
Quello che non ho è una nidiata di bambini. Ma ho 3 figli pelosi e meno impegnativi. Quando sto fuori fino alle 4 di notte e/o mi sveglio a mezzogiorno non protestano. Mi permettono di destreggiarmi fra le mie variegate, improbabili, attività lavorative. Se spunterà un figlio meno peloso e bipede vedrò come organizzarmi.
Quello che non ho è un apparato respiratorio efficiente. Ma ho un apparato gastroenterico che digerisce anche le palle di cannone ed essendo io antisportiva ma golosa ci ho sicuramente guadagnato.
Quello che non ho è una voce da urlo. Ma ho una passione malata per il karaoke e se avessi la voce di Mina certo non mi divertirei così tanto.
Quello che non ho è un paio di tette galattiche, la pancia piatta, il culo antigravitazionale, i muscoli sodi. Ma ho un corpo onesto, in cui la ciccia in eccesso si spalma in maniera abbastanza uniforme continuando ad ingannare frotte di commessi che mi propongono taglie in cui entro sì e no con una coscia (ma voi non diteglielo!). 
Quello che non ho è la fede in qualcosa di ultraterreno. Ma ho avuto una nonna che quella fiducia lì in qualche modo me l'ha trasmessa: per me dipende dall'empatia con gli altri, dal ricordo dei propri cari, dal gusto delle piccole cose, dall'esempio delle anime grandi, dal piacere delle belle parole, della cultura, del capire.
Quello che non ho è il tempo per elencare tutto quello che ho.
Ed avendo cominciato questo post per sfogarmi del salasso dei 1700 euro al condominio, credo di avere fatto un buon lavoro.

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lunedì 16 luglio 2012

Alla ricerca della quarta personalità

Se pensate che i trattati di psicologia siano noiosi e/o si arrovellino sull'aria fritta, beh...questo non è un trattato di psicologia.
Se pensate che i manualetti raffaelemorelliani del tipo "Come essere felici" (n.d.r. grazie, questo lo so da me) siano robetta, beh...questo non è un manualetto.
E' invece la perfetta sintesi fra i due estremi: di un trattato ha la coerenza e il rigore scientifico, evidente anche a chi -come me- non è "del ramo", di un manualetto ha l'immediatezza, l'ironia, l'utilità.
Ringrazio perciò l'amica che ha voluto sua sponte darmelo in prestito (n.d.r. che meravigliosa manifestazione di empatia andare a casa di una persona portando in dono libri propri, scelti fra quelli che si sono pensati adatti all'ospite). Chiudo infatti questo libretto con la sensazione di avere forse imparato qualcosa e sicuramente di essermi fatta più di una risata.
Le coccole perdute sono quelle di cui tanti (supposti) adulti -in realtà nevrotici-bambini- vanno in cerca nei rapporti a due: sono quelle che il bambino (quello vero) chiede legittimamente a chi si occupa di lui non essendo biologicamente in grado di provvedere a sè. Coccole, cioè cura, attenzione, dedizione, compassione. Senza se e senza ma. Il bambino per natura chiede: deve farlo per sopravvivere. Ed è completamente autocentrato: deve farlo perchè non può controllare l'ambiente esterno, dunque lo teme e tende a preservarsene.
Lo sviluppo umano non prevede però solo la personalità del bambino, ma anche quella dell'adulto (che per natura prende) e del genitore (che per natura ). Equilibrato è colui che ha sviluppato questi tre stadi ed è in grado di intercambiarli a seconda delle circostanze. Raro. Nevrotico chi si è fossilizzato su uno dei tre esacerbandone gli aspetti deteriori.
Leggete il libro e diventerete bravissimi a smascherare nella vostra vita quotidiana tanti nevrotici-bambini, nevrotici-adulti e nevrotici-genitori!
Ma questa è la vecchia storia della pagliuzza nell'occhio del fratello. E che ne facciamo della trave? Quella, si sa, è più difficile da scorgere, forse non basta una vita, ma questo libro aiuta -spiritosamente, il chè non guasta- a cominciare a intravvederla e ad accorgerci che putacaso è proprio lei a farci ripetere sempre gli stessi errori, a farci soffrire sempre delle stesse cose, a farci soccombere sempre alle stesse paure. 
...che io sia un nevrotico-genitore? A conoscenti, amici, parenti e affini (che leggeranno il libro) l'ardua sentenza.

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venerdì 13 luglio 2012

Torta allo yogurt: più facile a farsi che a dirsi

L'altro giorno volevo preparare un dolce ma mi trovavo nella condizione di: 1) avere poco tempo; 2) voler utilizzare gli ingredienti che avevo in casa. Sono pertanto incappata in una ricetta scovata nell'utilissimo libercolo chiamato "In dolce compagnia" (che consiglio vivamente, insieme anche al corrispettivo salato "Briciole - con poco si può").
Eccovi dunque la torta allo yogurt: una rivelazione di praticità, sofficità, gusto!
Io generalmente non amo molto le torte lievitate, ma questa è molto "ariosa" e leggera. Per la prima colazione è perfetta -è buonissima anche a due giorni dalla preparazione (dopo non saprei perchè l'ho finita prima)- e anzi, essendo veloce e semplice da preparare, vi esorto, almeno una volta ogni tanto, a bandire merendine, biscotti industriali, paste del bar e altre diavolerie in favore di una colazione autoprodotta, sana, naturale, buona! Se poi scegliete ingredienti locali e/o di provenienza sicura e magari utilizzate yogurt fatto in casa...beh...questo sì che è un bel decrescere (alla faccia di PIL, spread, bluf, blaf, sgnac)!
Gli ingredienti si misurano considerando il volume di un barattolo di yogurt e quindi vi occorrono:
2 uova, 1 barattolo di zucchero (circa 100 g, secondo me sostituibile, per chi vuole descrescere al meglio, con un cucchiaio di miele), 1 barattolo di yogurt bianco,1 barattolo di olio di semi, 3 barattoli di farina, 1 busta di lievito. Lo zucchero è l'unico ingrediente che ho pesato (e per questo vi scrivo il peso) dal momento che il barattolo di yogurt non era ancora vuoto.
Montare uova e zucchero con le fruste. Aggiungere lo yogurt, l'olio e in ultimo la farina e il lievito, un po' alla volta. Versare in una tortiera di circa 25 cm di diametro, ricoperta con carta da forno o ben imburrata/infarinata, infornare a 180 C° per circa mezz'ora. Una volta raffreddata spolverizzare a piacere di zucchero a velo.
Tempo di esecuzione (cottura a parte): 5-10 minuti.
Costo medio di una fetta: sicuramente meno di 50 centesimi!
Ehi ma dico...cosa aspettate?!

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giovedì 5 luglio 2012

La sottile differenza tra guardie e ladri


E' di oggi la notizia della conferma in Cassazione della sentenza sugli agenti di polizia della Diaz durante il G8 di Genova. La pena comprende la sospensione dai pubblici incarici (per 5 anni).
Questa notizia mi ha fatto ripensare a Federico Aldrovandi, il ragazzo morto a Ferrara qualche anno fa. Anche in quel caso la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna dei poliziotti per omicidio colposo.
Poliziotti che picchiano un diciottenne ammanettato. Ubriaco, molesto, violento, chiassoso. Ok. Ma non è la schioppettata partita nel delirio e nella paura, quell'attimo che sfugge al controllo e indietro non ci torni più.
E' picchiare un ragazzo fino ad ucciderlo. Sono lunghi secondi, minuti forse, in cui il tempo di realizzare, di capire, di ridimensionare -credo- ci sia. Non volevano ucciderlo, volevano forse placarlo, "dargli una lezione". Niente più di così, mi auguro. Ma lo hanno ucciso.
Nessuna sospensione dai pubblici incarici per questi poliziotti, a quanto ho capito.
Non c'è polemica nella mia domanda, ma vorrei davvero che qualche persona autorevole mi spiegasse perchè?
Forse, un gruppetto di giovani che si imbatte nella notte in un ubriaco che sbraita, insulta e dà di matto avrebbe potuto infastidirsene (ma che vuole questo?), avrebbe potuto facilmente bloccarlo, qualche calcio di troppo sarebbe potuto partire (adesso gliela facciamo vedere noi). Il branco. Giovani di buona famiglia attanagliati dal male di vivere. Forse sotto effetto di alcol o stupefacenti. L'esigenza primitiva di sentirsi parte di un gruppo, la noia, le sostanze, l'incapacità di resistere alle provocazioni, una rabbia innominata da sfogare in qualsiasi modo. Deragliare è umano, per quanto bestiali possano risultare le conseguenze.
Il gruppo che si è imbattutto in Federico però era composto di poliziotti. Anche loro umani, anche loro deragliano. Ma come possono le "giustificazioni" che valgono per i bulli di quartiere, che scontata la loro pena tornano a fare gli operai, gli impiegati, gli studenti, gli artigiani, convivere con una divisa, il porto d'armi, l'autorevolezza di far parte delle forze dell'ordine?
Come può tornare a fare il poliziotto chi davanti alle intemperanze di un ragazzo ubriaco ha reagito come un facinoroso qualunque?
Come può tornare a fare il tutore della legge chi, di fronte alla pronuncia definitiva della legge, insulta pubblicamente la madre di un ragazzo morto? Veramente è giusto tenere in polizia chi evidentemente, nè sette anni fa nè oggi, ha saputo controllare il proprio rancore?

Togliete le armi agli assassini di Federico Aldrovandi

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venerdì 29 giugno 2012

Negri, culone e altre amenità


Già...c'è qualcuno meglio di un negro coi genitori ebrei che pretende di essere considerato italiano solo per il cognome? 
Oggi internet e i social network traboccano di encomi a Balotelli: se sei orgoglioso di essere italiano pubblica sulla tua pagina FB la foto di Super Mario in tutta la sua nerissima (encomiabile) nudità. Nè ho sentito ieri sera allo stadio i fischi e i cori razzisti. Nè immagino ci siano stati nelle piazze d'Italia. L'eroe della patria, quello che ci ha portati diritti in finale a spese degli odiati crucchi...ah, ops, è negro, ma per qualche giorno ci passeremo sopra.
Lo so, sono pochi decerebrati quelli che fischiano e intonano cori razzisti, quelli che interrompono una partita per far togliere la maglia ai giocatori, quelli che picchiano e spaccano e vandalizzano e insultano. Ma oggi non posso fare a meno di pensare a quanto volubili siano (alcuni) tifosi di calcio e mi chiedo se qualcuno di loro oggi abbia pubblicato sulla propria pagina FB l'orgoglio di essere italiani (benchè negri).
Qualcun'altro invece ha pensato bene di pubblicare in prima pagina su un quotidiano nazionale inspiegabilmente famoso la VERGOGNA di essere italiani.
Culona, per una partita di calcio. Esaltante, galvanizzante, abbasso i crucchi, andate a casa, ok, questo ci sta. Ma in quel ciao ciao culona c'è tutta la misoginia, il razzismo, la pochezza, la superficialità, l'inadeguatezza, l'ottusità imbarazzanti di quell'Italia lì, quella che fischia ad un negro italiano salvo poi santificarlo quando ci fa vincere, quella che non c'è nessun professor Monti, nessun summit europeo che possa farla davvero essere all'altezza dell'Europa.

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